L’UNIONE SARDA – Politica: «L’autonomia sarda rischia la cancellazione»

07.07.2014

L’autonomia della Sardegna è a rischio. Nel disegno di legge costituzionale “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione”, e negli emendamenti presentati, ci sarebbero i presupposti per la cancellazione di una serie di prerogative essenziali. La denuncia arriva dal deputato di Unidos Mauro Pili, che in una nota parla addirittura «di golpe strisciante e silenzioso contro l’Isola e le altre Regioni a statuto speciale». Il provvedimento, all’esame della Commissione affari costituzionali del Senato (prossima riunione domani alle 8.30) avrebbe una serie di proposte di modifica – «un’operazione che va da un capo all’altro dell’arco parlamentare se si escludono i partiti autonomistici di Bolzano e del Trentino» – che casserebbero immediatamente le competenze su ambiente, governo del territorio, energia, infrastrutture ed enti locali. «Tutto questo, in spregio all’impostazione rigida del rapporto pattizio tra Stato e Regione, che rimandava qualsiasi modifica di funzione e competenze a norme di rango costituzionale condivise previa intesa». Invece – sottolinea Pili – «tutto sta avvenendo senza che nessun confronto sia stato mai formalmente aperto». Così, il movimento, che ultimamente sta combattendo su diversi fronti – dalle servitù militari alle ricerche petrolifere con gli air gun al patto di stabilità – avvia un’altra mobilitazione, quella per difendere e rilanciare l’autogoverno dei sardi. «Gli emendamenti che, dalla sinistra alla destra, dai Cinque stelle a Forza Italia, dal Pd a Sel, dalla Lega Nord ai gruppi misti, sono stati presentati all’articolo 33 e al comma 13 dello stesso articolo della riforma, hanno come filo conduttore quello di minare alla radice il rapporto tra lo Stato e la Regione». Sostiene il deputato che, se dovessero passare, la Sardegna non avrebbe più il governo del territorio e dell’ambiente. Così come ci sarebbero «le mani esclusive dello Stato nella finanza pubblica e nel sistema tributario, sulla scuola e l’università, su beni culturali e paesaggistici, sulle attività culturali, sul turismo e sull’ordinamento sportivo.