Gran Tour, di Maria Michela Deriu

Proseguendo nella rubrica  IL LIBRO RITROVATO, 4 …  da M. M. D.

Nei nostri libri ritrovati abbiamo incontrato l ‘Ammiraglio Nelson e il Capitano Sutherland, entrambi ufficiali di sua Maestà Britannica, giunti in Sardegna per fini ancora ufficialmente coperti da riserbo ma certamente non per caso.

Come è stato accennato nelle precedenti informazioni la Sardegna era esclusa dal Grand Tour.

Nell’immaginario collettivo, e finora anche nel mio, il Grand Tour era, per i giovani rampolli della aristocrazia europea, un doveroso viaggio iniziatico prima che il blasonato viaggiatore dovesse ricoprire con solerzia il compito che gli spettava in società.

Una sorta di viaggio premio prima delle incombenti responsabilità.

Non è esattamente così, o meglio, non solo.

L’immagine delle carrozze trainate da cavallo è tipica di una certa filmografia di costume.

Ma come vedremo non sempre nel Grand Tour si procedeva a cavallo, per raggiungere la Sicilia e soprattutto la Grecia si andava per mare.

Il mare spesso porta per mete sconosciute e fu per  fortuiti disguidi che  il poeta George Gordon Noel Byron e Alessandro Bisani approdarono nella nostra isola.

Il primo è il conosciutissimo Lord George Gordon Noel Byron e l’altro, che semplicemente si definisce un gentiluomo italiano ma inglese di adozione, è lo sconosciutissimo Alessandro Bisani, di cui fino a poco tempo fa non si aveva alcuna notizia.

Ma torniamo al Grand Tour e sarà facile capire perché la Sardegna non fosse meta ambita del prestigioso viaggio.

Siamo a cavallo tra il 1500 e il 1600. Il Grand Tour nasce in Inghilterra  e ha come madrina addirittura Elisabetta I, che istituisce un corsus honorum, una sorta di borsa di studio da devolvere a giovani aristocratici o dei ceti agitati.

Lo scopo era quello di  ampliare le  facoltà intellettive e la  conoscenza.

Il viaggio durava tre anni e non era un viaggio di piacere, o non solo.

Il giovane viaggiatore, che era spesso accompagnato da un tutor, attraversata la Manica e la Francia proseguiva per l’Italia.

Il percorso era abbastanza rigido  e non solo per motivi culturali ma anche di sicurezza: viaggiare,  oltre che essere pericolosa, aveva i suoi limiti; i cavalli dovevano riposare e le stazioni di posta non potevano essere improvvisate, per cui si procedeva da Torino, Milano, Roma, Firenze.

L’Italia era considerata il luogo del mito, luogo di incontro di grazia e bellezza.

Dopo Elisabetta I, il re di Francia Luigi XIV, il Re Sole, fu il fautore di una analoga iniziativa forse più incisiva: quella della Fondazione della Accademia di Francia a Roma.

Non sono solo i francesi e gli inglesi ad attraversare le Alpi, sono Principi tedeschi, i polacchi, i russi a subire il fascino dell’Italia

Nel 1600 Venezia era una delle mete più ambite anche, e non è un mistero, per i liberi costumi sui quali la Serenissima chiudeva un occhio.

La sua fama durò per secoli tanto da ispirare a Lord Byron nel 1819 Ode on Venice, e nel 1821 The Two Foscari.

Roma in ogni caso viene considerata la vera miniera d’ora da cui attingere per ogni aspetto del sapere e non da ultimo trovare basi e fondamenti nella grande tradizione giuridica.

Il gran Tour doveva avere una funzione determinante per la conoscenza politica, economica ed artistica del viaggiatore.

Più tardi vennero scoperte anche Napoli e la Sicilia.

Quando finì il Gran Tour come istituzione culturale? Ci fu un arresto totale quando Napoleone mise a ferro e fuoco l’Europa. Poi si riprese a viaggiare sì ma con altri mezzi, con danaro proprio e con altro spirito.

Una indiretta conseguenza della personale conoscenza dei luoghi fu il fiorire in Europa tra il Settecento e l’Ottocento della  letteratura di viaggio che costituì un vero e proprio genere letterario. E proprio in questo genere che si colloca l’opera di Alessandro Bisani: A Picturesque Tour through part of Europe , Asia and Africa……(Un viaggio pittoresco attraverso parte dell’Europa, Asia e Africa….).

Arrivano molte nuove osservazioni sugli stati presi in considerazione, resti di antichi edifici e tanto altro.

Quest’opera in forma epistolare fu pubblicata e firmata in francese nel 1791 e in inglese a Londra in forma anonima semplicemente sottoscritta da ”un gentiluomo italiano”.

L’opera del Bisani, che fino ad oggi rimane sconosciuta, è una vera miniera di importanti informazioni per quanto riguarda la geografia, la fisica, la politica, i costumi, la popolazione, l’ambiente naturale, la storia.

Più che le note di un accademico sono le osservazioni di un viaggiatore arguto e ironico.

Il Viaggio Pittoresco è raccontato dall’autore non come una arida cronaca, ma inserisce nelle lettere di viaggio episodi caratteristici e divertenti che ne rendono piacevole la lettura.

Del Bisani si sa poco, quel poco che si può dedurre dalle sue opere: conosceva l’italiano, il francese, l’inglese, il greco. Era un uomo colto, sicuramente ricco, il viaggio per mare nel Mediterraneo era finanziato da lui e dai suoi amici.

Il suo anonimato fu rispettato dagli studiosi italiani, non compare infatti in nessuna enciclopedia, probabilmente perché pubblicava in francese e in inglese. Per gli  studiosi inglesi e francesi fu ignorato in quanto veniva considerato un autore minore.

Ora nel suo viaggio pittoresco Bisani approda anche in Sardegna e esattamente nel 1789. Dopo aver costeggiato la costa,  la nave inglese arriva nel Golfo di Arzachena.

L’accoglienza che ricevettero Bisani e i suoi amici fu molto diversa da quella destinata a Sutherland e agli Ufficiali inglesi a Cagliari, non furono infatti invitati a corte ma letteralmente presi a fucilate dagli abitanti del luogo.

“ Mentre eravamo tranquilli nella nostra nave abbiamo sentito spari di moschetti, gli spari provenivano dagli abitanti, che appostati su varie colline sparavano verso la nostra nave.”

Bisani e compagni decidono di sbarcare per sapere il perché di questa accoglienza. Bisani viene incaricato di fare da interprete sebbene lui stesso dica:

“Avrei preferito liberarmi di tale incarico”. In effetti l’incarico era piuttosto scomodo, il comitato dei sardi era costituito da otto uomini armati con intenzioni visibilmente bellicose.

L’unico che montava a cavallo e sembrava il loro capo chiese loro di che paese fossero. Gli risposero che erano inglesi.

Il capo dei sardi chiese loro se gli inglesi fossero cristiani, dopo la risposta positiva e una lunga confabulazione  accettarono un invito a cena a bordo.

Bisani chiese loro perché gli avessero accolti a fucilate. I nostri antenati addussero due motivi, il primo : volevano sapere di che nazionalità fosse il loro vascello, il secondo: “Per impedire agli stranieri di sbarcare contro la nostra  volontà e difendere le nostre mogli, i nostri figli, le nostre greggi.”

Gli inglesi una volta scesi a terra in cerca di selvaggina non trovarono che poverissimi villaggi con abitanti tutti armati e dall’aspetto malaticcio a causa dell’aria poco salubre.

I viaggiatori sono sconcertati, i sardi non si dedicano ad alcun lavoro e neppure all’agricoltura, vivono di latte e selvaggina, sono tutti armati.

Non è un popolo pacificano litigano spesso tra loro e più di una volta i loro litigi hanno un tragico epilogo,

Come scrisse Sergio Atzeni secoli più tardi: “Eppure eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l’un l’altro per motivi irrilevanti,”

Questa l’esperienza del Golfo di Arzachena, poi a causa del vento contrario il vascello inglese gettò l’ancora in altre insenature con inaspettate sorprese.

Nella baia di La Maddalena molte imbarcazioni napoletane si davano alla pesca del corallo.

A Tavolara uccisero alcune capre e fecero scorta d’acqua potabile.

In Ogliastra trovarono una popolazione più accogliente che si dedicava all’agricoltura.

Un viaggio imprevedibile quello del Bisani che approdando a Oristano scrive le prima note positive sull’isola. “Gli abitanti qui sono più umani e compiacenti verso gli stranieri, hanno un maggiore grado di civiltà ed hanno un tenore di vita più agiato, vi si trova ottimo pollame e pane squisito.”

E non solo, vicino a Oristano si trova Tharros: “Sul bordo del mare si trovano le vestigia di una antica città, qui mi fanno dono di una moneta cartaginese ritrovata tra queste rovine.”

Sotto la splendida cornice di Tharros e con in tasca una moneta cartaginese come souvenir si conclude il  racconto.

Il gentiluomo italiano può sentirsi soddisfatto di questa imprevista avventura in Sardegna.

Circa un decennio più tardi fu Lord Byron a trovarsi per caso nella nostra terra.

La storia realmente vissuta dal trasgressivo Byron venne raccontata da un suo compagno di viaggio. Quella surreale, frutto del genio del poeta inglese, ha  il titolo di “Isole della Fantasia, un viaggio immaginario di Lord Byron in Corsica e Sardegna.” Questo sarà l’argomento della prossima rubrica.

 

 

 

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    1 Comment to “Gran Tour, di Maria Michela Deriu”

    1. By Wanda, 15 luglio 2023 @ 13:10

      Articoli molto interessanti che con leggerezza permettono di entrare nella vita di un tempo … grazie e complimenti