La Sardegna verso la sua nuova Costituzione? A cura di Salvatore Cubeddu

 

DOSSIER  sulle tematiche istituzionali della Sardegna, in presenza della proposta governativa sull’’ ‘autonomia differenziata’ per le Regioni continentali.

L’on. Pietro Soddu ha posto, nell’intervista prima riportata, un tema importante. Merita una discussione allargata ad altri interventi e a considerazioni che affrontino tutti gli aspetti della gravissima situazione sarda. Negli spazi consentiti dal sito mettiamo a disposizione del materiale sul quale si è lavorato per un ventennio, fino al 2015. Siamo dell’idea che debbano ritornare di attualità.

Nell’articolo da noi pubblicizzato, l’ex presidente della Regione sarda Pietrino Soddu rilancia l’inevitabile attualità della questione dell’autogoverno della Sardegna quale diritto e dovere dei Sardi all’autodeterminazione. Tocca al Popolo Sardo decidere dei destini della sua terra e del proprio futuro (documento n° 1).

L’intervista al più longevo (nel ruolo e nella vita) presidente della Sardegna avviene a pochi giorni dalla seduta del Consiglio regionale, riunito il prossimo 19 maggio alla presenza (straordinaria) del ministro agli affari regionali Roberto Calderoli, che arriverà in Sardegna per promuovere la sua proposta di ‘autonomia differenziata’. La riforma  promossa dalle regioni più ricche dell’Italia – Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna  – ha già avviato il raggiungimento dei suoi obiettivi nei rispettivi accordi che ciascuna di esse ha già sottoscritto con l’allora Presidente del Consiglio (del PD), Paolo Gentiloni. Di fatto, Calderoli e il governo di Giorgia Meloni, con la sua maggioranza di centrodestra, ha esteso quanto già intrapreso da una precedente maggioranza guidata dal partito (Partito Democratico) più importante della presente opposizione. Con il particolare che, essendo estesa all’insieme delle regioni ‘ordinarie’ peninsulari e unendosi alla proposta del presidenzialismo, la taratura politica e istituzionale del tema si è accresciuta considerevolmente. Le due tematiche verranno a congiungersi, sia nei progetti della maggioranza governativa e sia nell’opposizione politica e sociale. Per i Sardi che cercano di profittare dell’occasione per inserire la loro storica vertenza istituzionale, lo spazio rischia di farsi sempre più angusto e il percorso ancor più accidentato.

Nel  frattempo, le ragioni e le forze, che richiedono l’intervento delle istituzioni sarde sulla situazione economica e sociale, vanno precipitando. Cresce il disorientamento. Gli interventi dello Stato e dei suoi Enti si fanno sempre più evidentemente oppressivi. I servizi sui giornali descrivono la presente condizione dei cittadini sardi nei termini di ‘sfruttati e/o abbandonati’, in quanto lo Stato impone sfrontatamente lo sfruttamento (servitù militare, industriale, ambientale, dei trasporti, energetica, culturale, istituzionale) in costante presenza dell’ ‘abbandono’. Per discutere di tutto questo, evidentemente, non è sufficiente il Consiglio regionale, seppure niente può farsi senza il suo coinvolgimento.  Pietrino Soddu propone un ‘Concilio’ sapendo forse di scandalizzare indicado un termine ecclesiastico mai utilizzato per le assemblee laiche e, con il suo afflato religioso, ancor meno per le assise politiche. Probabilmente vuole sottolinearci un’urgenza, temere o invocare un’apocalisse, fare appello alle profondità del sentimento e dell’anima insieme alla razionalità che guidi l’azione. Noi della Fondazione Sardinia, con altri e pure con lui, l’abbiamo chiamato, volta a volta, ‘Congresso dei Sardi’ e ‘Assemblea Costituente del Popolo Sardo’,  nella stessa logica e motivazioni. Al momento interessa la sostanza.

La presente e la precedente consiliatura regionali hanno trascurato quelle tematiche istituzionali che, prima di definire ‘cosa vogliamo’ dallo Stato per essere ‘uguali’ economicamente agli altri italiani nel reddito e nei servizi, pongono i diritti  costituzionali-storici-territorlali-culturali che, soli, legittimano il porsi del ‘Popolo e della Nazione sarda di fronte allo Stato’. La presente legislatura va a chiudersi con la preoccupazione dei vincitori della continuità territoriale di trovarsi con in mano un pugno di mosche:

«Vero», sbuffa Giuseppe Fasolino, assessore regionale al Bilancio, «di quel principio costituzionale mancano i contenuti e i fondi per la compensazione di questi svantaggi. È il momento di dare una svolta alla questione dell’insularità. Ecco perché il ricorso che abbiamo presentato su alcune parti della Finanziaria dello Stato». (L’Unione Sarda, 25 marzo 2023)

L’economicismo non paga, così come avevano prefigurato, senza aderire né sabotare, i dubbiosi dell’ultimo obiettivo dei ‘già’ referendari. Questi, sotto l’impulso del Comitato per l’insularità in Costituzione e della relativa commissione consigliare, sembrano accontentarsi dell’impegno del governo ad integrare nell’ “autonomia diversificata”. (documento n° 2)

(https://www.consregsardegna.it/xvilegislatura/mozioni/628/).

«L’insularità è un appendiabiti a cui si possono attaccare tante cose, ma non ci salviamo solo con le risorse che ci daranno. Se ce le daranno», afferma Soddu nella sua intervista.

«Perciò parlo di revisione statutaria. Sulla riforma Calderoli la Regione dovrebbe dirsi né favorevole né contraria, oppure anche favorevole: ma chiarendo al Parlamento, con un ordine del giorno-voto del Consiglio, che vogliamo una corsia a parte per adeguare lo Statuto alla società che è cambiata, e partecipare autonomamente alle decisioni che contano».

 

Del tutto mirato a contrastare l’operazione ‘autonomia differenziata’ sono i personaggi ed i gruppi dell’area della sinistra, tra i quali selezioniamo la posizione dell’ex-parlamentare Tore Cherchi:

«Il ministro Calderoli, incassato il voto favorevole della Giunta regionale sarda al dl sull’autonomia differenziata, confida che l’opinione pubblica sarda accantoni diffidenza e contrarietà verso un progetto che oggettivamente induce o consolida gravi sperequazioni fra i cittadini nella fruizione di diritti basilari. Per questo, ci propina il miraggio delle compensazioni delle diseconomie dell’insularità». Tore Cherchi, esponente del Pd ed ex parlamentare, sul sito della Fondazione Berlinguer interviene nel dibattito per ricordare che una legge che prende in carico gli oneri connessi all’insularità esiste già (è la 42 del 2009 sul federalismo fiscale), ma è rimasta «lettera morta». «La Sardegna ha un interesse diretto non solo ad attuare una legge che esiste da 14 anni», dice, «ma anche a respingere il disegno di legge sull’Autonomia differenziata, che ha l’obiettivo politico di accrescere le entrate di alcune regioni del Nord: l’oggetto del desiderio è il cosiddetto “residuo fiscale”. Non occorre particolare acume per comprendere che chi è indietro sarà sospinto ancora più indietro». In sostanza, «che la Lega persegua questo disegno è spiegabile, intende recuperare terreno nelle regioni dove è in declino elettorale. È invece semplicemente sconcertante che la Giunta regionale sia subalterna a un disegno dannoso per l’insieme della Repubblica e, direttamente, per la Sardegna. Il dl Calderoli andrebbe semplicemente cestinato», conclude Cherchi «per ripartire da autonomismo e federalismo basati su principi di solidarietà e inclusione”. (L’Unione Sarda, 7 marzo 2023)

Nell’ottica di offrire al lettore attento e paziente i documenti che, insieme allo stato attuale della questione, informi di quanto è stato fatto prima che l’impegno istituzionale del Consiglio si fissasse sulla problematica dell’insularità – attualmente, e certo non per sua responsabilità, in evidente difficoltà di realizzare gli obiettivi economici e di servizio sui quali ha misurato il proprio impegno negli ultimi cinque anni – continuiamo qui di seguito la presentazione dei documenti che il lettore può raggiungere senza difficoltà nella loro completezza.

 

Nonostante le continue critiche dell’opposizione consiliare al Presidente Solinas di assenteismo in aula, sul tema dell’”autonomia differenziata” è disponibile più di quanto si pensi, ad iniziare dall’ultima sua presa di posizione con un comunicato sintetizzato nella titolazione: Autonomia differenziata, il Presidente Solinas: “L’opposizione si inchina al centralismo dello Stato, noi perseguiamo autonomia più ampia della Sardegna. Nelle casse della Regione 480 milioni di euro l’anno in più e 1 miliardo e 600 milioni per opere pubbliche grazie agli accordi da me sottoscritti con il Governo”

“L’autonomia deve essere attualizzata e difesa con atti concreti, non invocata a intermittenza e lasciata, nei fatti, sottomessa alle derive centralistiche care alla sinistra”. Così il Presidente della Regione Christian Solinas risponde alle critiche avanzate dalle forze di opposizione in Consiglio regionale in merito al ddl sull’autonomia differenziata.
“La Sardegna deve vivere la propria Autonomia, declinarla in base alle sfide e ai cambiamenti e tradurla in una resistenza culturale che non è isolamento ma piena condivisione e partecipazione – spiega il Presidente Solinas – Nuove prospettive legislative possono ampliare i confini dell’autonomia sarda, e dovrebbero vedere impegnate tutte le forze politiche in uno sforzo unitario. Dobbiamo proseguire nel percorso avviato sulle entrate, che grazie agli accordi da me sanciti con il Governo ha portato a maggiori introiti alla casse regionali per 480 milioni annui, nonché all’assegnazione di 1 miliardo e 600 milioni per la realizzazione di nuove opere pubbliche”.
“Vedo invece – evidenzia sempre il Presidente – l’opposizione poco incline all’elaborazione di proposte e più attratta dallo sterile scontro politico, che considero peraltro legittimo e rispettabile. L’annunciato dibattito in Aula sarà l’occasione per ricercare nuovi punti in comune per rilanciare la nostra battaglia autonomistica non solo nel Parlamento nazionale ma anche a Bruxelles, per ottenere una revisione profonda della normativa europea, per renderla più rispondente alle sfide dei nostri territori che le crisi quali quella attuale evidenziano e aggravano”, ha concluso il Presidente. Cagliari, 7 marzo 2023 -

In questo comunicato del Presidente, di qualche mese orsono, non vengono precisate le nuove prospettive legislative … “che possono ampliare i confini dell’autonomia sarda, e dovrebbero vedere impegnate tutte le forze politiche in uno sforzo unitario”.   Però gli atti consiliare ci consegnano un precedente e ulteriore documento presidenziale costituito dalla dichiarazione programmatica, https://www.consregsardegna.it/resoconto/xvilegislatura-resoconto-seduta-5/ dove si era soffermato in termini espliciti nella parte scritta e non consegnata, lasciando ad una sola frase l’indicazione di cosa intendesse per “le prospettive legislative che possono ampliare i confini dell’autonomia sarda”: (documento n° 3)

La proposta politica che formuliamo è innanzitutto orientata a ridefinire gli spazi di autogoverno, i poteri e le risorse della Sardegna mediante un nuovo Statuto di autonomia speciale, la cui elaborazione sia affidata ad un’assemblea costituente del popolo sardo. L’attuale Statuto, infatti, con le sue istituzioni ha varcato la soglia dei settant’anni. La nostra Eleonora d’Arborea introduceva il suo aggiornamento di una rinnovata Carta de Logu per la ragione che di anni ne erano trascorsi appena sedici.

La parte istituzionale della DICHIARAZIONE PROGRAMMATICA del Presidente Solinas, svolta nella seduta regionale dell’8 maggio 2019 è molto vasta (ma non completa) e merita che il lettore vi si soffermi con attenzione consultando gli allegati. A un certo punto la vastità del tema consiglia al Presidente di lasciare alla documentazione scritta quanto ritenuto importante ma che lascia alla sola documentazione scritta. Lo annuncia nei seguenti termini:

Come promesso nella Conferenza dei Capigruppo opererò alcuni tagli per rendere più sintetiche le dichiarazioni che troverete invece nel testo che verrà distribuito, quindi la parte riguardante la proposta federalista per l’Italia su iniziativa delle istituzioni sarde leggo il titolo per darvi atto che la troverete nel testo, ma la salto, al pari del dipartimento dell’identità e passo ai rapporti tra Regione Sardegna ed enti locali.

Visto il tema, ci sembra indispensabile riportare quella parte di documento, disponibile nella sua interezza qualche giorno dopo la sua esposizione. Ecco l’integrazione non letta in aula:

UNA PROPOSTA FEDERALISTA PER L’ITALIA SU INIZIATIVA DELLE ISTITUZIONI SARDE. La lingua e la storia fondano con la cultura la nostra identità di popolo nei confronti dell’Italia, dell’Europa e del contesto internazionale. Secondo il nostro carattere particolare intendiamo ricostruire un’identità economica, rivisitare l’identità  comunitaria della nostra società, dei nostri territori, delle istituzioni.

Tre Regioni del Nord Italia – il Veneto, la Lombardia, l’Emilia Romagna – si pongono in termini nuovi e contrattuali con lo Stato italiano mettendo in allarme le restanti istituzioni regionali. Noi, questo Consiglio regionale insieme alla Giunta, dobbiamo riprendere in mano la questione sarda ancora non risolta nei suoi termini storici. In questa sede e nell’occasione iniziale del mandato, chiedo a questo Consiglio di fare propria un’iniziativa della Giunta per riunire in Sardegna i rappresentanti delle Regioni del Continente italiano in vista di un confronto approfondito ed operativo sull’ipotesi federale di mutamento dell’istituzioni statali italiane. Già cento anni fa il Partito Sardo d’Azione cercò la soluzione alla crisi sarda, insieme con le proposte economiche della zona franca e del cooperativismo nell’economia agricola, con la proposta di ricostruzione delle istituzioni italiane attraverso un percorso federalistico. L’autorevolezza dei Sardi consenti l’attivazione di partiti regionalisti in altre regioni del Continente prima che lo Stato italiano si avviasse nella direzione del fascismo.

La Presidenza della Regione nelle figure del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio, con i relativi assessorati e le commissioni consiliari,  si attiveranno per riunire in tempi congrui ma non lontani, in separate iniziative, sia i rappresentanti delle Regioni italiani e sia i leAder europei dei ‘Popoli senza stato’ che tengono aperti i loro cahier nei confronti dell’Unione Europea.

A tutti presenteremo le proposte che ci riguardano proponendo un metodo e dei comuni percorsi di approfondimento, di scambio e di soluzione delle rispettive questioni.

Nel frattempo diventa urgente la ridefinizione degli elementi caratterizzanti la questione sarda nei ruoli funzionali (servizi e servitù) svolti dal nostro territorio a favore dello Stato e delle comunità del Continente e nelle risorse e nei diritti negati nella lunga fase storica dell’Autonomia speciale, limitata ed intermittente. Non vi è dubbio, infatti, che la premessa di una nostra partecipazione ad un’Italia federale comporti la risoluzione dei fattori di dipendenza e/o di abbandono sperimentati nella continuità dei rapporti con l’Italia.

LE NUOVE ISTITUZIONI. Lo Statuto dell’Autonomia della Sardegna e le presenti istituzioni hanno varcato i settant’anni. La nostra Eleonora d’Arborea introduceva il suo aggiornamento di una rinnovata Carta de Logu per la ragione che di anni ne erano trascorsi appena sedici.

Il nostro presente è l’esito di complessi processi decisionali interni ed esterni alla nostra società durati perlomeno settanta anni. Qual’ è l’arco temporale in cui dovremmo proiettare le scelte dell’oggi? Dobbiamo lasciarci indietro i ritardi ed incamminarci nelle riforme istituzionali che abbiano l’ambizione di una rinnovata strumentazione del governare e nel contempo si proiettino in un futuro di numerosi decenni attraverso la proposizione di un’idea di Sardegna capace di stimolare l’intelligenza dei cittadini ed animare la passione del nostro popolo, ad iniziare dalle generazioni più giovani.

Sarà, credo, la mission di questo Consiglio Regionale recuperare il meglio delle elaborazioni degli anni trascorsi, vagliarle con il sussidio degli esperti, riproporle agli organismi istituzionalmente più vicini al nostro Popolo.

Lo Statuto definisce il percorso di ogni mutamento costituzionale ed affida a questo Consiglio il diritto di procedere, elaborare nuove proposte e definire i relativi provvedimenti. Questa sua responsabilità ed i diritti già sanciti non impedirebbero però  il suo rafforzamento nei confronti del Parlamento italiano attraverso  uno speciale pronunciamento popolare che preveda un passaggio referendario successivo ad un’assemblea costituente votata allo scopo. Soprattutto ne risulterebbe rafforzato il segno e la caratura del nuovo inizio delle nostre istituzioni.

 

*****

 

Con queste precisazioni la strada dovrebbe essere segnata e le decisioni comporterebbero il percorso che il Movimento Autonomistico nel suo insieme ha imboccato negli ultimi trent’anni: 1) ridefinire gli spazi di autogoverno, i poteri e le risorse della Sardegna mediante un nuovo Statuto di autonomia speciale, la cui elaborazione sia affidata ad un’Assemblea Costituente del Popolo sardo. 2) il ruolo della Sardegna nel rilancio della proposta federalista all’insieme delle Regioni che compongono lo Stato italiano. 3) ripresa delle ragioni geografiche, etniche, storiche e culturali che fondano la specialità del Popolo Sardo e la sottolineatura operativa che gli offrono l’onore e l’onere di comportarsi quale Nazione.

Avendone trattato in questo sito in situazioni precedenti, indichiamo qui di seguito la collocazione dove il lettore interessato può trovare l’insieme del materiale di cui in questo testo riportiamo, in quanto esemplificativo, alcuni essenziali documenti.

 

1

Questo primo punto affronta il tema di “un nuovo Statuto di autonomia speciale”, definendone la pluralità delle manifestazioni già presenti nell’elaborazione politica sarda.

La Fondazione Sardinia promosse il 9 giugno 2014 un  seminario /convegno presso il Salone del Palazzo Viceregio, dal titolo: Est ora – Movè(m)us, La Sardegna verso la sua nuova Costituzione .

La documentazione completa viene riportata cliccando su : http://www.fondazionesardinia.eu/ita/wp-content/uploads/2014/06/documentazione-seminario-090614.pdf

Indice dei documenti:

Programma del convegno                                                                                                        PAGINA 2

Proemio a Sa Carta de Sa Natzione Sarda (doc. della Fond. Sard. 9 giugno 2014)    “          3

Carta di Zuri   (27 settembre 2008)                                                                                          “          5

Manifesto del nuraghe (16 luglio 2010)                                                                                  “          7

Mozione di sovranità del 24 febbraio 1999                                                                            “        12

MOZIONE MANINCHEDDA – SANNA Giacomo – PLANETTA – DESSÌ – SOLINAS Christian sull’indipendenza della Sardegna. Cagliari, 21 maggio 2009

Ordine del giorno voto al Parlamento (art. 51 Statuto Sardo). Elaborato dalla Fondazione Sardinia e consegnato ai consiglieri regionali il 4 febbraio 2010, presentata dagli onorevoli Contu-Cuccu-Dedoni.
Lettera ai partiti sull’OdG voto
Lettera ai parlamentari sull’OdG voto
Mozione 224 sull’indipendenza (21 novembre 2012)
 

PARTITO SARDO D’AZIONE, 1988 – PROPOSTA DI LEGGE POPOLARE

PER LA RIFORMA DELLO STATUTO SARDO

PROPOSTA LEGGE NAZIONALE N. 1 presentata dai consiglieri regionali FLORIS Mario – CHERCHI Oscar, il 5 ottobre 2004

D. d. L. COST. d’iniziativa del senatore MASSIDDA, del 27 – 11- 2008. Il testo è stato elaborato da un Comitato che ha reso pubblico il documento “Sa Carta de Logu noa pro sa Natzione sarda – Il nuovo Statuto Speciale per la Nazione sarda.

D. d. L. COST. d’iniziativa del senatore Antonello Cabras (Pd) sullo

statuto speciale della regione sarda, 8 – 04- 2010l

 

Da questi estrapoliamo tre documenti brevi:

Proposta della  FONDAZIONE SARDINIA,  elaborazione di un modello nato in casa catalana:

A) PROEMIO e PRINCIPI della CARTA DE SA NATZIONE SARDA

Sa Carta de sa Natzione Sarda La Carta della Nazione “Sarda

 

PROPOSTA DI RIFORMA DELLO STATUTO DELL’AUTONOMIA DELLA SARDEGNA

 

 

PREAMBOLO

La Nazione sarda è frutto di un lungo processo storico e antropologico durante il quale molte  generazioni hanno elaborato un vasto patrimonio di tradizioni, culture e linguaggi.

Il Popolo sardo si è formato in una difficile ricerca di libertà anche attraverso il contrasto a molte dominazioni e ha maturato una coscienza civile che ha prodotto un sistema di diritti e di doveri secondo i princìpi dell’autogoverno, un’identità di popolo, di territorio e di lingua, conservando l’apertura verso altri popoli, altre lingue e culture; una specificità che vede nella differenza una risorsa di scambio virtuoso e di comunicazione paritaria.

Nello spirito del presente Statuto vive il mito della grande civiltà nuragica e, nella storia più recente, la tradizione della Carta de Logu, che ha codificato i diritti ed i doveri dei Sardi – a partire dalla sua promulgazione da parte della Giudicessa Eleonora d’Arborea nel 1392 e in vigore fino al 1827 – e che storicamente ha costituito la griglia normativa all’interno della quale si è articolata la vita  politica e sociale delle donne e degli uomini sardi.

A partire dalla sconfitta patita a Sanluri nel 1409, i tentativi di recuperare le nostre istituzioni di autogoverno sono stati diversi. Tappe fondamentali di un itinerario storico sono stati, tra gli altri, il triennio rivoluzionario sardo (1793 – 1796), la grande battaglia per l’autonomia degli ex-combattenti e del sardismo dopo la prima guerra mondiale, la conquista dello Statuto del 1948 e la successiva battaglia per la Rinascita, tutti eventi nei quali, in varie forme, emerge nettamente l’intendimento dei Sardi di affermare, allora come ora, il diritto inalienabile all’autogoverno.

E’ in questo senso che nello Statuto è sedimentata la ricorrente e fertile elaborazione di pensatori e di uomini di azione che, soprattutto negli ultimi secoli della nostra storia, hanno assunto la loro terra come luogo dove realizzare un programma politico capace di dare la forza della ragione alle aspirazioni di autogoverno del popolo sardo.

Il nuovo Statuto ricorda con memore gratitudine tutti coloro che hanno lottato per recuperare pienamente la libertà e le radici storiche, nazionali e culturali della propria terra, così come tutte le donne e tutti gli uomini che hanno difeso la loro identità nelle scuole, nella letteratura, nelle arti e nella vita comune della gente di Sardegna. E si ricollega idealmente a coloro che, nel corso dei secoli, hanno impegnato la propria vita per il riconoscimento dei diritti nazionali della Sardegna e per i diritti sociali dei sardi.

Ma, insieme alla memoria, muovono il presente Statuto l’aspirazione, il progetto ed il sogno di una Sardegna senza nessun tipo di ostacoli all’interdipendenza paritaria di cui oggi necessita una nazione.

Il diritto dei cittadini della Sardegna di determinare liberamente il proprio futuro come popolo, secondo quanto il Parlamento della Sardegna ha espresso ripetutamente, trova radici e giustificazioni storiche nel periodo dell’ affermazione nazionale rappresentata, prima, dalle Corone de Logu dei quattro giudicati (di Cagliari, Arborea, Torres e Gallura) e, poi, dagli Stamenti del Regno di Sardegna, in vigore fino al secolo XIX, e recuperata, dopo, e mantenuta senza interruzioni come massima espressione dei diritti storici della Sardegna e che il presente Statuto intende incorporare e attualizzare.

Questo Statuto definisce le istituzioni della nazione sarda e le sue relazioni con i popoli dell’Italia in un quadro di libera solidarietà con le regioni che la formano, compatibile con lo sviluppo di uno Stato plurinazionale.

Allo stesso modo stabilisce i vincoli e le modalità delle relazioni con l’Europa, alla quale la comunità della Sardegna intende partecipare in maniera responsabile nelle istituzioni di governo ed in quelle legislative per contribuire attivamente alla costruzione della nuova Europa dei popoli.

La Sardegna intende avanzare, tramite il presente Statuto, verso una democrazia di maggiore qualità fondata sull’equilibrio dei diritti e dei doveri e sulla partecipazione dei cittadini. Questo principio orienta l’azione dei poteri pubblici, i quali sono al servizio dell’interesse generale e dei diritti dei cittadini, come i diritti al benessere, alla qualità della vita, al vivere in pace, a godere di servizi pubblici efficienti e di qualità, alla protezione dell’ambiente e a disporre di un sistema di prestazioni universali che favoriscano l’eguaglianza e la coesione sociale, la creazione di ricchezza e di occupazione piena e di qualità, e con un impegno permanente della lotta contro le disuguaglianze, le discriminazioni, le ingiustizie e la povertà.

Il progetto di costruzione della società si fonda sulla responsabilità individuale e sull’impegno collettivo di solidarietà di comuni e province nell’ambito dell’unità della Comunità Sarda Autonoma.

Questo vuole essere uno Statuto di persone libere per persone libere. La libertà politica che si consegue come popolo non deve contrastare le libertà individuali dei cittadini della Sardegna, posto che in un paese libero ognuno deve poter vivere ed esprimere identità diverse, senza alcuna relazione di gerarchia o di dipendenza.

E’ per tutto questo che il presente Statuto stabilisce che:

Primo – La Sardegna è una nazione.

Secondo – La Sardegna sviluppa e mantiene una posizione singolare per quanto si riferisce alla  lingua, alla cultura, al diritto civile ed all’organizzazione territoriale.

Terzo – La Sardegna è un paese ricco di territorio e di biodiversità ma povero di popolazione. Tale  originalità la definisce e la potrebbe arricchire rafforzandola per i tempi che verranno.

Quarto. – La Sardegna considera l’Italia uno stato plurinazionale.

Quinto – La Sardegna convive fraternamente con i popoli dell’Italia ed è solidale con gli altri popoli  del mondo.

Sesto – La Sardegna, forte di una tradizione politica democratica, sottolinea l’importanza dei diritti e  dei doveri, del sapere, dell’educazione, della coesione sociale e dell’eguaglianza.

Settimo – La Sardegna partecipa con propri rappresentanti, progetti e programmi all’Unione Europea, in coerenza con i valori e il modello di benessere e di progresso europei. Offre amichevole collaborazione alle comunità ed alle regioni vicine per formare, a partire dal Mediterraneo, una euro-regione per il progresso degli interessi comuni.

 

B)  CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA XIV LEGISLATURA

Mozione n. 6

MOZIONE MANINCHEDDASANNA Giacomo – PLANETTA – DESSÌ – SOLINAS Christian

sull’indipendenza della Sardegna. Cagliari, 21 maggio 2009

 

***************

IL CONSIGLIO REGIONALE ACCERTATO che:

-   lo Stato italiano è largamente responsabile:

1)   dell’inquinamento dei siti industriali più importanti della Sardegna;

2)                 della        desertificazione        del        settore        manifatturiero       in        Sardegna;

3)   dell’eccesso di pressione fiscale e tariffaria sulle imprese e sui cittadini;

4)    del sistema di regole e privilegi che sta consegnando la Sardegna a poche imprese dominanti, ormai prossime a configurarsi come oligopoli;

5)   del tentativo di scaricare sul bilancio regionale i costi del welfare, della scuola e degli enti locali, oltre quelli già a carico della Regione, dei trasporti e della sanità;

6)   della spoliazione culturale derivante da una sistema scolastico monolingue, ostile alla cultura e alla lingua dei sardi, sostanzialmente non diversificato nell’offerta formativa e ormai allontanato dalle aree rurali;

-     la maggior parte dei fondi statali stanziati negli anni passati per l’industrializzazione della Sardegna è stata consumata da industrie di Stato che poi hanno abbandonato e continuano ad abbandonare la Sardegna;

RICORDATO che il patrimonio boschivo e ambientale della Sardegna ha subito i maggiori insulti per le concessioni governative concesse dallo Stato;

ASSUNTO che nei settori della sanità, dei trasporti e della scuola, lo Stato italiano da una parte impone le regole antiquate e oligopolistiche che caratterizzano da sempre la sua storia e la sua

cultura, dall’altro scarica interamente i costi di questi diritti sulla fiscalità regionale, cioè sulla ricchezza prodotta dai sardi;

CONSTATATO il privilegio accordato nel tempo dallo Stato italiano alle regioni del nord Italia in termini di trasferimenti pubblici, di servizi e di infrastrutture, confermato recentemente dalla rimodulazione del riparto di alcuni fondi europei che ha determinato che nel sud e nelle isole sia rimasto poco più del 30 per cento delle risorse originariamente disponibili;

RICORDATO che del territorio della Sardegna decidono i sardi e non lo Stato italiano, impegna la Giunta regionale a guidare la Sardegna verso una piena e compiuta indipendenza, avviando con lo Stato italiano una procedura di disimpegno istituzionale che preveda un quadro articolato di indennizzi per la Nazione sarda, in ragione di tutte le omissioni, i danni e le sperequazioni che la Sardegna ha subito prima dal Regno d’Italia e poi dalla Repubblica italiana.

 

Cagliari, 21 maggio 2009

 

 

 

 

C) CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA XIV LEGISLATURA

Ordine del giorno voto al Parlamento (art. 51 Statuto Sardo).

Elaborato dalla Fondazione Sardinia e consegnato ai Consiglieri regionali il 4 febbraio 2010.

 

Il Consiglio regionale della Sardegna

Premesso che la Mozione approvata da questo organismo il 24 febbraio 1999 afferma

-   “il diritto del Popolo Sardo di essere padrone del proprio futuro”,

-    “il diritto e il dovere del Consiglio regionale di rappresentare l’intero Popolo sardo, ai sensi dell’articolo 24 dello Statuto”,

premesso il diritto del Popolo Sardo a difendere e rafforzare l’autogoverno della Sardegna così come si evince dal Patto costituzionale che ha avuto un suo primo riconoscimento nello Statuto del 1948;

constatato che l’ attuale regime di Autonomia

-    non ha realizzato il suo significato più importante, quello dell’autogoverno e dello sviluppo economico,

-   non risponde alle richieste dei nuovi problemi creati dai cambiamenti sociali, dalla unificazione europea, dalla globalizzazione,

-    mortifica la volontà della Sardegna di attuare quelle scelte che ne garantiscano la libertà e la prosperità,

-   acuisce la conflittualità fra Stato e Regione quasi sempre a sfavore della Sardegna;

constatato che la condizione di dipendenza, anziché ridursi, si è accresciuta nel sistema politico, finanziario, economico, culturale, educativo, sanitario, delle servitù militari, delle risorse energetiche, dei beni culturali e artistici, nonché nella presenza delle multinazionali operanti in Sardegna, nella esclusione dalla rappresentanza nel Parlamento europeo;

considerato che l’identità storica, geografica, culturale e linguistica esige un’identità politica chiaramente definita e un forte autogoverno; che mancano interventi risolutori da parte dello Stato nel campo sociale ed economico; che la crescita di una coscienza e di una fede nel Popolo sardo e nella Nazione sarda, come valori capaci di innescare processi di cambiamento e di sviluppo, può essere progettata e attuata solo attraverso una piena sovranità attribuita alle istituzioni del Popolo Sardo;

riafferma i principi di sovranità contenuti nella mozione approvata dal Consiglio regionale il 24 febbraio 1999, nonché le sue motivazioni storiche, culturali e politiche, con le quali è stata confermata solennemente “la sovranità del Popolo Sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma marina” , riprendendosi la sovranità a suo tempo frettolosamente abbandonata nelle mani della monarchia Sabauda in cambio della ‘fusione perfetta’ con gli stati della terraferma”,

dichiara politicamente e istituzionalmente conclusa la vicenda storica susseguente alla rinuncia alla proprie sovrane istituzioni avvenuta nel lontano 29 novembre 1847 e solo parzialmente recuperata nello Statuto del 1948. E, pertanto,

disconosce la petizione portata avanti dalle Deputazioni delle tre maggiori città dell’Isola “rivolta alla impetrazione per la Sardegna della perfetta fusione con gli Stati R. di terraferma, come vero vincolo di fratellanza, in forza di qual fusione ed unità di interessi si otterrebbero le bramate utili concessioni…” (Deliberazione del Consiglio Generale di Cagliari, del 19 novembre 1847); altresì denuncia come non valida la concessione della ‘perfetta fusione’ deliberata dal Re di Sardegna Carlo Alberto, con Regio Biglietto del 20 dicembre 1847, a cui non fece seguito alcuna consultazione popolare attraverso plebiscito – come avverrà nelle altri stati italiani in vista dell’unità del 1861 -, in palese trasgressione con il dettato dei trattati internazionali di Londra del 1720 e, soprattutto, senza il voto dei tre Stamenti sardi, unico organo autorizzato a risolvere una simile questione internazionale. Conseguentemente

chiede al Parlamento la stipula di un nuovo Patto costituzionale, partecipando con pieno diritto e nel rispetto della rappresentanza del Popolo Sardo al processo di riforma e di revisione della Costituzione italiana;

rivendica il diritto di partecipare al processo di riforma secondo le forme che la legittima rappresentanza del Popolo Sardo vorrà seguire, nel rispetto della sovranità popolare e della natura “nazionale” del suo popolo, nel contemporaneo riconoscimento di una più alta ed efficace forma di autogoverno della Sardegna, nella convinzione maturata anche in Italia secondo la quale il Paese è diventato uno stato plurinazionale e pluriculturale nella sostanza ma non ancora nella forma costituzionale, nella fiducia che il nuovo Patto costituzionale offrirà anche alla Sardegna la possibilità di convivere fraternamente con i popoli dell’Italia.

Il Consiglio Regionale della Sardegna

ribadisce, infine, nel rispetto della propria tradizione democratica: i valori di coesione economico– sociale e il modello di libertà, di democrazia, di benessere e di progresso tipici delle diverse nazioni presenti in Europa; – l’amichevole collaborazione alle comunità ed agli Stati frontalieri del bacino Mediterraneo  per il progresso degli interessi comuni”;

dà avvio alla elaborazione del nuovo Statuto – Costituzione della Sardegna tramite un’assemblea costituente il cui lavoro verrà confermato da questo Consiglio regionale con il voto e dai cittadini sardi tramite referendum1

 

 

2

Sul ruolo della Sardegna nel rilancio della proposta federalista all’insieme delle Regioni che compongono lo Stato italiano.

PROSSIMAMENTE PUBBLICHEREMO IN QUESTO SITO IL DOCUMENTO COMPLETO SUL FEDERALISMO ELABORATO DAL MOVIEMNTO FEDERALISTA SARDO

 

 

 

 

3

Chi, come, quando lavorare per LA NUOVA COSTITUZIONE SARDA.

Per quindici anni, in due sessioni distinte, ha svolto il proprio impegno il Comitato per l’Assemblea Costituente del Popolo Sardo. Riportiamo il dossier che, in questo sito riporta le coeve proposte di legge istitutive di una assemblea costituente.

 

La sovranità del Popolo sardo riprende il cammino

Il comitato per l’Assemblea costituente è stata sentita dalla Commissione ‘autonomia’ del Consiglio: sintesi dell’incontro.  Le proposte di legge. 25 ottobre 2012

 

Giovedì  25 ottobre 2012,a partire dalle ore 17,  la 1° Commissione “autonomia” del Consiglio regionale della Sardegna ha ricevuto una delegazione del Comitato per l’Assemblea Costituente del Popolo sardo.

Della commissione erano presenti: On. Paolo Giovanni MANINCHEDDA, presidente, On. Pietro COCCO Vice Presidente, On. Tarcisio AGUS segretario, On. Roberto CAPELLI. On. Mariano Ignazio CONTU, , On. Rosanna FLORIS, On. Gabriella GRECO, On. Vittorio Renato LAI, On. Antonio PITEA, On. Giulio STERI. Erano assenti: . On. Michele COSSA (sostituito dall’on. Pierpaolo Vargiu), On. Angelo Francesco CUCCUREDDU, On. Renato SORU.

 

Del Comitato partecipavano: Mario Medde (segr.gener. della Cisl sarda), Michele Carrus (segr- reg- Cgil), Terenzio Calledda (segr. Reg. Uil), Giacomo Merloni (segr. gen. CSS), Oriana Putzolu (segr. reg. Cisl), Vanni Lobrano (preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Univ. di Sassari) Salvatore Cubeddu (dirett. Fondazione Sardinia).

AVVISO AL LETTORE. La riunione era a porte  chiuse e veniva registrata, non era prevista la presenza della stampa. Rispettando la riservatezza, qui si riferisce quanto affermato in quella sede dall’autore di questo articolo. Il presidente e i commissari intervenuti si sono limitati a rivolgere delle domanda alla delegazione del Comitato, che aveva introdotto ponendo due quesiti fondamentali: l’assemblea costituente deve decidere sullo statuto ma pure della forma di governo della futura regione; di fronte all’attacco governativo alla loro specialità, i Sardi devono difendere le proprie istituzioni e, attraverso una vera assemblea decisionale (e non solamente consultiva nei confronti del Consiglio regionale) devono decidere in tempi brevi e in forma partecipata e rappresentativa il proprio futuro. Mettiamo qui di seguito le domande e le risposte senza indicare i nominativi di coloro che le hanno poste.

Le domande della Commissione:

  1. come chiamare l’assemblea che scriverà lo Statuto dopo che, sei mesi fa, la Corte costituzionale  italiana ha bocciato il testo e la dicitura della Valle d’Aosta?
  2. Quante persone la devono comporre?
  3. D’accordo per l’elezione a sistema proporzionale puro, ma: i componenti dell’Assemblea costituente devono essere eletti in un unico collegio o suddivisi nelle quattro o nelle otto province?
  4. Deve esserci un compenso e di quanto?
  5. La futura assemblea deve elaborare documenti o scrivere un articolato legislativo?
  6. Deve porsi l’ineleggibilità dei componenti dell’assemblea alle successive elezioni regionali?

Sono intervenuti tutti i componenti della delegazione, i quali (in sintesi) hanno risposto affermando che:

  1. all’assemblea – chiamata con un nome che eviti la semplice consultazione da parte del Consiglio regionale – si deve pensare come all’organismo che individua il futuro della Sardegna e che intraprende la scrittura del nuovo patto costituzionale con lo Stato italiano;
  2. la sua composizione deve porsi quale riferimento una rappresentatività che finora ha penalizzato, nelle elezioni regionali e politiche,  le zone interne della Sardegna ed i piccoli comuni;
  3. i collegi sono da preferire alla lista unica;
  4. il comitato non ha mai trattato del compenso, la cui dimensione non può che rapportarsi alla disponibilità dell’impegno;
  5. l’assemblea deve arrivare a scrivere l’articolato del nuovo Statuto-Costituzione della Sardegna;
  6. Dati i loro compiti, non possono essere eleggibili né i consiglieri regionali né i parlamentari;

E si è aggiunto: i lavori devono iniziare e concludersi possibilmente entro questa legislatura regionale. Occorre utilizzare le  prime elezioni referendarie o politico-amministrative per eleggere i componenti dell’assemblea. Essa continuerebbe i lavori anche in  presenza di decadenza anticipata della legislatura. Una durata credibile è quella dei sei mesi.

Nella riunione non sono stati affrontati snodi importanti quale quello dell’ineleggibilità dei componenti il Consiglio delle Autonomie, dato che l’assemblea costituente deve decidere anche il loro futuro ruolo all’interno delle istituzioni della Sardegna. Non si è discusso dell’eventualità di rendere operativa l’assemblea in una sede differente da Cagliari, ad esempio ad Oristano. Qualcuno intende porre vincoli di genere e di età, dimenticando che i padri costituenti dovranno qualificarsi per competenza e saggezza.

Al Comitato sono state consegnate le proposte di legge sull’Assemblea Costituente presentate da gruppi di consiglieri e dai gruppi consiliari. Li rendiamo disponibili al lettore.

 

XIII LEGISLATURA

PROPOSTA DI LEGGE N. 37

presentata dal Consigliere regionale FLORIS Mario – CHERCHI Oscar il 5 ottobre 2004

Istituzione della Convenzione Costituente del popolo sardo


RELAZIONE DEL PROPONENTE

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La presente proposta di legge regionale per la Convenzione Costituente del popolo sardo è sta-ta predisposta in stretta connessione politica ed ideale con la proposta di legge costituzionale dello Stato, di costituzione della Comunità autonoma della Sardegna, nel testo del Presidente Emerito della Repubblica, Senatore a vita Francesco Cossiga, sardo e “nazionalitario” al Senato della Repubblica.

Una proposta formale al Parlamento nazionale per la costituzione di una Assemblea Costituen-te del popolo sardo potrebbe trovare enormi e non superabili ostacoli nel carattere necessariamente centralista di alcune forze politiche tanto che l’iniziativa legislativa del Consiglio regionale non ha trovato, finora, la doverosa accoglienza in sede parlamentare.

Per questo occorre, come auspicato da Francesco Cossiga, un’iniziativa anche solo politica dal basso che apra un tavolo di trattativa tra i rappresentanti della Sardegna e il governo centrale.

La presente proposta di legge prevede l’istituzione con legge regionale di una “Convenzione Costituente” del popolo sardo nell’unica forma che al Consiglio regionale della Sardegna è possibile e cioè come organo di studio e propositivo nei confronti del Consiglio regionale stesso. La sua composizione, prevista all’articolo 2, è però tale da dare a quest’organo senza poteri costituenti veri e propri una valenza di costituente politico-culturale di grande significato civile e di forza morale.

TESTO DELLA COMMISSIONE della

Progetto di legge n. 1521

Proposta di legge costituzionale d’iniziativa del Consiglio regionale della Sardegna

Presentata il 14 agosto 2001, Procedura di adozione del nuovo Statuto speciale per la Sardegna mediante istituzione dell’Assemblea Costituente sarda

Art. 1

1. Al Titolo VII della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), è aggiunto il seguente articolo:

“Art. 54-bis. Per l’adozione di un nuovo Statuto speciale ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione, il Consiglio regionale può deliberare, con legge approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, l’istituzione di una Assemblea Costituente regionale. In tale caso, il potere di iniziativa legislativa di cui all’articolo 71 della Costituzione e all’articolo 54 del presente Statuto è esercitato, nella materia statutaria, dall’Assemblea Costituente regionale e il nuovo Statuto è adottato con le procedure stabilite dall’articolo 138 della Costituzione e dal presente articolo.

Il nuovo Statuto speciale non deve contrastare con il principio di indivisibilità della Repubblica. Non si considerano contrastanti con l’indivisibilità della Repubblica le disposizioni statutarie volte a definire i rapporti tra Stato e Regione secondo princìpi federalisti in un quadro di solidarietà nazionale.

L’Assemblea Costituente regionale è eletta a suffragio universale e diretto, con sistema proporzionale, secondo modalità disciplinate dalla legge istitutiva, che determina la composizione dell’Assemblea in un numero compreso fra i trenta e i sessanta componenti, stabilisce i casi di ineleggibilità e di incompatibilità e le norme fondamentali di organizzazione e di funzionamento dell’Assemblea. L’Assemblea Costituente regionale elegge un Presidente ed un Ufficio di presidenza, composto secondo criteri di proporzionalità, e adotta un proprio regolamento interno.

Le proposte di legge in materia statutaria possono essere presentate all’Assemblea Costituente regionale da ciascuno dei suoi componenti. Possono presentare proposte all’Assemblea Costituente, entro trenta giorni dal suo insediamento, i consiglieri regionali e la Giunta regionale; sono trasmesse all’esame dell’Assemblea Costituente le proposte di legge di iniziativa popolare in materia di revisione statutaria eventualmente presentate al Consiglio regionale entro il medesimo termine.

Entro sei mesi dall’insediamento l’Assemblea Costituente regionale approva a maggioranza assoluta dei votanti gli articoli del nuovo Statuto speciale e trasmette l’articolato al Consiglio regionale, che entro i successivi quarantacinque giorni ha facoltà di formulare osservazioni e proposte sul nuovo Statuto. Entro i successivi trenta giorni l’Assemblea Costituente esamina le eventuali proposte modificative trasmesse dal Consiglio regionale, approva definitivamente il nuovo Statuto speciale a maggioranza assoluta dei propri componenti e lo trasmette al Parlamento. La legge regionale istitutiva può dettare norme in materia di perentorietà dei termini per le attività dell’Assemblea previste dal presente comma e dal sesto comma.

Qualora le Commissioni parlamentari competenti, durante l’esame antecedente la prima deliberazione di cui all’articolo 138 della Costituzione, formulino osservazioni sul nuovo Statuto, l’Assemblea Costituente delibera entro trenta giorni dal ricevimento delle stesse, a maggioranza assoluta dei componenti, gli eventuali emendamenti e li trasmette alle Camere, dandone contestuale comunicazione al Consiglio regionale.

Le Camere possono approvare il nuovo Statuto speciale senza modificazioni rispetto al testo trasmesso dall’Assemblea Costituente regionale, ovvero possono respingerlo.

La legge costituzionale di approvazione dello Statuto speciale non è sottoposta a referendum nazionale.

L’Assemblea Costituente resta in carica per dodici mesi dal suo insediamento, salvo che il Consiglio regionale, in relazione agli adempimenti di cui al sesto comma, non ne deliberi, con legge approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, la proroga per un periodo non superiore a sei mesi. Decorsi i predetti termini, tutte le funzioni dell’Assemblea Costituente sono esercitate dal Consiglio regionale. Si applicano anche in tale caso le disposizioni di cui al presente articolo in ordine alla procedura di approvazione parlamentare del nuovo Statuto.

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto di mercoledì 20 novembre 2002

Mercoledì 20 novembre 2002

Presidenza del Presidente VIZZINI

IN SEDE CONSULTIVA

(A.S. 619 e A.C. 1521) CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA – Procedura di adozione del nuovo Statuto speciale per la Sardegna mediante istituzione dell’Assemblea costituente sarda.

Prosegue l’esame sospeso nella seduta del 5 novembre scorso.

IL PRESIDENTE ricorda che, nella seduta del 5 novembre scorso, la Commissione non era risultata in numero legale in occasione della votazione sul parere predisposto dal relatore onorevole Nuvoli.

Il relatore NUVOLI illustra nuovamente uno schema di parere del seguente tenore: «La Commissione parlamentare per le questioni regionali, esaminati i disegni e le proposte di legge in titolo, per quanto di propia competenza, esprime parere favorevole sul disegno di legge costituzionale A.S. 619 e sulla proposta di legge costituzionale A.C. 1521 entrambi recanti: Procedura di adozione del nuovo Statuto speciale per la sardegna mediante istituzione dell’Assemblea Costituente sarda>».

Il deputato Potenza, a nome della componente UDEUR – Popolari per l’Europa del Gruppo MISTO, si dichiara favorevole all’istituzione dell’Assemblea Costituente sarda.

Il deputato OLIVIERI chiede la verifica del numero legale.

Il PRESIDENTE, chiede la verifica del numero legale, dà atto che la Commissione è in numero legale.

Posto ai voti, il parere sopra riportato risulta approvato a maggioranza, dopo che il deputato OLIVIERI ha espresso voto contrario.


 

 

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

PROPOSTA DI LEGGE N. 22 presentata dal Consigliere regionale ATZERI – SCARPA

il 1° settembre 2004

Istituzione di una Assemblea costituente per la redazione del nuovo Statuto speciale della Sardegna


RELAZIONE DEL PROPONENTE

<div>

L’articolo 54, comma 1, dello Statuto speciale per la Sardegna prevede che i titolari dell’iniziativa per la modificazione o la revisione organica dello Statuto siano il Consiglio regionale o almeno ventimila elettori.

Ciò non impedisce che venga eletta un’Assemblea costituente a livello regionale sulla base del sistema proporzionale, che il progetto di Statuto sia sottoposto al parere del Consiglio regionale, rivisitato dall’Assemblea costituente, e quindi approvato dal Consiglio regionale e trasmesso al Parlamento per l’esame in doppia lettura, secondo quanto previsto dall’articolo 138 della Costituzione.

L’Assemblea costituente non rientra tecnicamente nella struttura degli organi fondamentali del Consiglio e della Giunta regionale: ossia è un organo che al di là degli organi fondamentali della Regione, per comune consenso della dottrina, la Regione può costituire. Esso è fondamentale per la fissazione dei contenuti del nuovo Statuto, ma la procedura che si segue è quella statutariamente e costituzionalmente prevista.

 

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

PROPOSTA DI LEGGE N. 352

presentata dai Consiglieri regionali VARGIU – COSSA – DEDONI – FOIS – MELONI Francesco – MULA

il 17 gennaio 2011

Istituzione dell’Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto regionale sardo

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RELAZIONE DEL PROPONENTE

Il dibattito sulla revisione dei contenuti dello Statuto speciale per la Regione autonoma della Sardegna ha ormai radici antiche.

Già nel 1996, il Consiglio regionale della Sardegna iniziò a confrontarsi con le procedure di revisione costituzionale nazionali e regionali, attraverso una proposta di legge nazionale (la n.12 del 18 settembre1996) che, primo firmatario Massimo Fantola, impegnava il Parlamento nazionale a scegliere la via della Costituente per le modifiche costituzionali che vennero effettivamente portate a compimento negli anni successivi.

La ratio che ispirava sin da allora il Movimento per la Costituente affondava le proprie radici nella convinzione che un atto di riforma così profondo delle legge quadro che governa il nostro ordinamento dovesse obbligatoriamente passare per un processo di consapevolezza popolare che costituisse il sentimento di base di ogni attività di modifica.

Lo stesso spirito che era alla base di quella proposta di legge nazionale, nella legislatura regionale successiva (1999-2004), portò alla nascita di un’azione consiliare bipartisan, alla quale corrispose un grande movimento popolare diffuso nella società civile sarda, che individuò nell’Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto di autonomia lo strumento irrinunciabile per dare nuove regole alla carta dei diritti e dei doveri dei sardi e per dare nuove basi ai rapporti della Sardegna con l’Italia e l’Europa.

Il Movimento per la Costituente, dopo lungo dibattito consiliare, ottenne un risultato storico il 31 luglio 2001, riuscendo a far approvare una proposta di legge nazionale che stabiliva le modalità di riscrittura dello Statuto di autonomia attraverso un’Assemblea costituente elettiva, il cui deliberato sarebbe stato sottoposto al Parlamento nazionale a cui era però riservato soltanto il ruolo di approvare o bocciare la proposta proveniente dalla Sardegna.

In altre parole, qualora la proposta di legge nazionale fosse stata approvata dal Parlamento, attraverso l’Assemblea costituente, i sardi avrebbero potuto confezionare una propria proposta di modifica dello Statuto sulla quale il Parlamento italiano avrebbe avuto soltanto la strada dell’approvazione integrale o del rigetto.

In questo modo sarebbe stato sancito, anche proceduralmente, il ruolo centrale e sostanzialmente non sindacabile dell’Assemblea costituente sarda, rappresentativa in modo compiuto della sovranità popolare sarda.

Come è noto a tutti, per motivi in parte legati alla complessità delle procedure di approvazione parlamentare della proposta di legge nazionale approvata dal Consiglio regionale, in parte sicuramente maggiore per la scarsa coesione e per la scarsa determinazione delle forze politiche sarde nel difendere nazionalmente l’opportunità creata dal Consiglio regionale, la proposta si arenò nel percorso in commissione parlamentare e non venne mai affrontata dall’Aula.

In questo modo, la Sardegna perse un’occasione irripetibile per partecipare da protagonista assoluta alla fase di rinnovo degli statuti regionali che prese l’avvio negli anni successivi e che ancora oggi, dopo dieci anni, non vede nella nostra Regione alcun risultato concreto.

Nella successiva legislatura regionale (2004-2009) la maggioranza di governo di centrosinistra scelse per la riscrittura dello Statuto una strada affidata ad una sorta di commissione indicata dal Consiglio regionale (la Consulta per il nuovo Statuto della legge regionale del 18 maggio 2006) che, in realtà, non vide mai la luce in quanto non convinse mai interamente tutti gli attori della politica isolana.

In quella legislatura, i Riformatori rimasero invece solidamente ancorati al proprio progetto di Assemblea costituente elettiva e presentarono in tal senso un’ennesima proposta di legge finalizzata alla nascita dell’Assemblea costituente.

Tale proposta veniva reiterata dai Riformatori anche nell’attuale XIV legislatura (proposta di legge nazionale n. 4, primo firmatario Vargiu).

Il mantenimento di tale indirizzo propositivo non discende da una sorta di innamoramento delle proprie posizioni politiche storiche, ma deriva dalla valutazione sempre attuale che un’iniziativa di riforma così carica di suggestioni e di risvolti sociali ed economici per il futuro della Sardegna non possa essere affidata all’organo legislativo (il Consiglio regionale) che deve già provvedere all’ordinaria attività di legiferazione, e non possa che essere affidata ad un organismo straordinario sia nei meccanismi di elezione, che nel ruolo, che possa dedicarsi in modo esclusivo a tale attività raccogliendo e portando a sintesi tutte le spinte di innovazione e modernizzazione istituzionale che provengono dalla società sarda.

In altre parole, soltanto un’Assemblea costituente eletta a suffragio universale ci appare in grado di suscitare quel coinvolgimento popolare che è oggi più che mai indispensabile per conferire adeguata autorevolezza e spessore al complessivo progetto di cambiamento della carta fondante della convivenza civile in Sardegna.

È assai difficile che il Parlamento regionale sardo, diviso da battaglie di schieramento legate alla politica quotidiana e impegnato in una complessa e difficile azione legislativa ordinaria, possa trovare la coesione complessiva e l’equilibrio super partes che appare invece indispensabile per riscrivere con equanimità e respiro epocale le norme condivise del nuovo Statuto speciale.

Ci sembra altresì indispensabile che l’Assemblea legislativa che lavorerà in maniera costituente debba avere quella specifica delega del popolo sardo che appare indispensabile a conferirle l’autorevolezza necessaria a svolgere un lavoro che oggi, in tempi di federalismo spesso malinteso, possa consentire di scrivere norme che permettano di raggiungere un nuovo rapporto di piena dignità con lo Stato italiano.

Soltanto l’elezione diretta dell’Assemblea costituente ci sembra, inoltre, che possa rappresentare lo strumento democratico per canalizzare gli entusiasmi e le aspettative che il Movimento per la Costituente è riuscito negli anni ad accendere nei sardi, riuscendo nella difficilissima opera di coinvolgere larghe parti del sistema produttivo, sindacale, associativo della Sardegna nella difficile responsabilità di discutere insieme al mondo della politica il futuro dello Statuto sardo.

Partendo da tali considerazioni, appare dunque quasi superfluo sottolineare i motivi per cui, dopo quindici anni dalla propria originaria proposta, i Riformatori rimangono convinti della bontà delle proprie iniziative a sostegno dell’Assemblea costituente.

Semmai, ci sarebbe da svolgere più di una riflessione sui ritardi e sulle incertezze nella condivisione di questa progettualità che sono alla base dei ritardi con cui oggi la Sardegna affronta il tema della propria autonomia, in un contesto nazionale radicalmente mutato rispetto agli anni Novanta, con il rischio serio di non riuscire a difendere adeguatamente i diritti di cittadinanza del proprio popolo.

È infatti del tutto evidente come l’originaria proposta di un’assemblea costituente che lavorasse in base ad una sorta di delega costituzionale ricevuta dal Parlamento, sia diventata assai meno praticabile per effetto del dibattito nazionale sul federalismo, che ha reso negli anni assai più debole la posizione delle regioni meno forti economicamente.

È per questo che i Riformatori, pur non abbandonando la strada maestra della proposta di legge nazionale di elezione di un’assemblea costituente con deleghe parlamentari, con realismo affiancano a tale progetto (che in assoluto resta ancora oggi il più valido) quello subordinato, contenuto nella presente proposta di legge che è indirizzato all’elezione di un’assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto, la cui istituzione è sin d’ora nella piena disponibilità del Consiglio regionale, che si occupi esclusivamente di redigere il nostro nuovo Statuto di autonomia.

Tale Assemblea verrà eletta a suffragio universale, con sistema proporzionale, garantendo la piena rappresentatività di tutte le sensibilità della società sarda.

Il suo deliberato verrà sottoposto all’approvazione preliminare del Consiglio che, dopo l’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea costituente, lo invierà al Parlamento nazionale perché compia il suo percorso di revisione costituzionale.

Pur consapevoli della maggior tortuosità di questo percorso rispetto alla strada maestra di una Costituente che si propone con dignità paritaria al Parlamento nazionale, siamo però convinti che la presente proposta consenta comunque di salvaguardare un percorso di coinvolgimento e partecipazione popolare che ci appare davvero indispensabile perché lo Statuto proposto al Parlamento possa davvero avere il pieno sostegno dell’intera Sardegna, indispensabile a conferire spessore ed autorevolezza al suo testo.

Nella storia dei Riformatori, il sentimento che è alla base della condivisione popolare cresciuta intorno alla proposta di Assemblea costituente ci convince che non ci troviamo di fronte ad un mero strumento per la realizzazione della nostra autonomia.

La Costituente può essere molto più di uno strumento perché può diventare la sede in cui realizzare il percorso di condivisione e di scelta che è oggi alla base del superamento di vecchie e inadeguate logiche di schieramento, per ritrovare condivisione di valori e certezza di regole in grado di produrre il complessivo progetto di innovazione, cambiamento e modernizzazione di cui la Sardegna ha vitale necessità.

 

 

 

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

PROPOSTA DI LEGGE N. 29

presentata dai Consiglieri regionali SANNA Giacomo – DESSÌ – MANINCHEDDA – PLANETTA – SOLINAS Christian

il 17 giugno 2009

Istituzione di una Assemblea costituente per la redazione del nuovo Statuto speciale della Sardegna

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RELAZIONE DEI PROPONENTI

L’articolo 54, comma 1, dello Statuto speciale per la Sardegna prevede che i titolari dell’iniziativa per la modificazione o la revisione organica dello Statuto siano il Consiglio regionale o almeno ventimila elettori.

Ciò non impedisce che venga eletta un’Assemblea costituente a livello regionale sulla base del sistema proporzionale e che il progetto di Statuto sia sottoposto all’approvazione del Consiglio regionale e trasmesso al Parlamento per l’esame in doppia lettura, secondo quanto previsto dall’articolo 54 dello Statuto speciale sardo.

L’Assemblea costituente non rientra tecnicamente nella struttura degli organi fondamentali del Consiglio e della Giunta regionale: ossia è un organo che, al di là degli organi fondamentali della Regione, per comune consenso della dottrina, la Regione può costituire. Tale organo è fondamentale per la fissazione dei contenuti del nuovo statuto, ma la procedura che si segue è quella statutariamente e costituzionalmente prevista.

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CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

PROPOSTA DI LEGGE NAZIONALE N. 14

presentato dai Consiglieri regionali,
STERI – BIANCAREDDU – CAPPAI – CONTU Felice – OBINU – CAPELLI il 25 ottobre 2011

Introduzione, nella legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), dell’articolo 54 bis concernente “Istituzione di un’assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto – Carta costituzionale del popolo sardo”

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CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

PROPOSTA DI LEGGE N. 402

presentata dai Consiglieri regionali URAS – COCCO Daniele Secondo – CUGUSI – SECHI il 5 luglio 2012

Istituzione di un’Assemblea costituente eletta a suffragio universale per la riscrittura del nuovo Statuto speciale per la Sardegna in attuazione degli esiti del referendum consultivo del 6 maggio 2012

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    1 Comment to “La Sardegna verso la sua nuova Costituzione? A cura di Salvatore Cubeddu”

    1. By Gavino Guiso, 20 maggio 2023 @ 15:51

      Buongiorno. Articolo che mi sono permesso di recensire e che ritengo stremamente utile alla causa soprattutto per coloro che vogliono evitare inutili perdite di tempo ideologiche che da decenni ingessano qualsiasi inziativa concreta. Ci piaccia o no la RAS ed i vari Governi nazionali ogni tanto ci danno la sveglia. Chi dorme profondamente dividendosi sul nulla sono i sardi, per fortuna non tutti. Grazie davvero.