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E’ morto Placido Cherchi, vicepresidente della Fondazione Sardinia

Posted By cubeddu On 24 settembre 2013 @ 18:07 In Blog,Persone | Comments Disabled

 

 

 

Questo pomeriggio, intorno alle ore 17,30, presso l’Ospedale Brotzu di Cagliari,   il nostro amico Placido ci ha lasciato. Era stato ricoverato sabato sera in seguito ad una grave emorragia cerebrale sopravvenutagli mentre rientrava da una passeggiata a Monte Urpinu. Aveva 74 anni. Ci stringiamo con affetto alla sua famiglia.

I suoi scritti, la sua immagine ed i suoi interventi sono disponibili numerosi in questo sito (cliccare in alto a destra il suo nome alla voce  CERCA). Trovate qui sopra anche il suo curriculum e l’elenco delle sue opere. Il suo saggio – “Due o tre cose per decidere di essere sardi” – è l’articolo più letto di questo blog.

N.B. Dato che ce lo chiedono in molti: le esequie si terranno nel cimitero di Oschiri, paese natale di Placido, giovedì 26, a partire dalle ore 16,00.

26 settembre: questo pomeriggio la salma di Placido Cherchi è stata tumulata nel cimitero di Oschiri. Il corteo dei parenti, degli amici, dei paesani e dei militanti ha accompagnato Placido dalla casa di famiglia  alla sua ultima dimora terrena. Alle ore 17 sono stati tenuti i discorsi funebri da parte di Antonello Zanda, direttore dell’Umanitaria di Cagliari, e da Gavino Sale, leader dell’IRS, il movimento al quale Placido Cherchi aderiva dalla sua fondazione.

Siamo tutti più poveri

di Nicolò Migheli (da www.liberos.it.

Tenere tra le mani l’ultima fatica di un caro amico mentre il telefono squilla e ti dicono che è morto. Questo per me sarà l’ultimo ricordo di Placido Cherchi, uno degli intellettuali più brillanti del nostro tempo. Nato ad Oschiri (SS) nel 1939, studia a Cagliari con Ernesto De Martino e Corrado Maltese interessandosi di problemi demoantropologici.

Negli anni seguenti si occuperà anche di critica artistica, scrivendo saggi di grande spessore sul Paul Klee, Giovanni Nonnis, Pinuccio Sciola. Il suo percorso di ricerca si nutrirà di aspetti fondanti per la cultura e il sentire dei sardi, adattando le intuizioni e le categorie d’analisi demartiniane. Cherchi è il grande studioso dell’etnocentrismo critico, con esso rilegge la realtà della Sardegna, il suo farsi storia. Sottopone a vaglio critico le categorie dominanti del nostro tempo, come sviluppo e sottosviluppo, produttrici di “coscienza infelice” per chi non riesce ad  essere nello sviluppo e quindi aderire ai miti che impone la contemporaneità.

Placido aveva uno sguardo sottile sui nostri drammi, riconosceva il limite dato dalla privazione della nostra lingua materna. Lo conosceva perché in famiglia i suoi genitori lo educarono in italiano, nonostante con i fratelli parlasse sempre in sardo. Nella cesura della lingua identificava le radici della “vergogna di sé” che contraddistingue il sentire comune dei sardi e che si porta dietro il rifiuto di tutto ciò che ci appartiene e ci definisce. Per cui occorreva ribaltare il processo, l’uso della lingua sarda come difesa e baluardo ad una italianizzazione imposta.

La sua ricerca interseca molti aspetti: sociali, antropologici, storici che consentono una approccio a vasto raggio. Un percorso che si misura con l’identità dei sardi, su quello che siamo e su quello che vorremmo essere. In questi giorni per Arkadia sta uscendo il suo ultimo libro, che  lui non vedrà. “Per un’identità critica. Alcune incursioni autoanalitiche nel mondo identitario dei sardi,” con prefazione di Nereide Rudas.

Lavoro che segna un punto di arrivo del suo percorso intellettuale e di ricerca fino ad arrivare ad una “autocoscienza del valore” che per Cherchi si manifesta sempre di più nella Sardegna di questi tempi. Sempre più sardi ne sono consapevoli, in una prospettiva di autodeterminazione.

Placido è stato un intellettuale impegnato che si è misurato anche con le tematiche politiche. Un indipendentista che con Eliseo Spiga, Francesco Masala, scrisse un testo che prefigurava le tematiche della cosiddetta decrescita, che loro definirono in maniera più efficace: “Manifesto della gioventù eretica del comunitarismo.”

Un uomo a tutto tondo. Docente di liceo, conferenziere brillante, ha avuto centinaia di studenti che con lui si sono formati, hanno colto sensibilità che nella scuola era difficile trovare. In questi ultimi anni il suo impegno con la Fondazione Sardinia, di cui era vicepresidente,l’allargamento alla prospettiva ecologista e di difesa del paesaggio, del bene comune, identificati anche loro come beni identitari.

Ora a soli settantaquattro anni ci lascia. Se ne va uno dei più lucidi analisti ed interpreti della Sardegna contemporanea. Rimangono i suoi scritti, il ricordo delle sue parole. Oggi la Sardegna è più povera, lo siamo tutti, anche chi non lo conobbe e solo ora scoprirà la sua opera. Grazie Placido, che la terra ti sia leggera, che dovunque tu sia possa trovare pace.



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