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Il mostro divorerà le pianure? Aggiornamenti sui piani di Matrica e sui 30.000 ettari di cardi da coltivare annualmente!!!

Posted By cubeddu On 2 ottobre 2012 @ 10:41 In Blog,Economia,Economia sarda,Industria,Servitù della Sardegna | Comments Disabled

Le nostre terre sono già  in vendita? La chimica verde viene impiantata a discapito della sovranità alimentare dei Sardi? Le verità che non si vogliono dire e sentire cominciano ad emergere in un convegno della scorsa settimana a Sassari. Qui sotto ne riportiamo la rassegna stampa .

 

L’UNIONE SARDA – Economia: Riflettori sulla chimica verde

26.09.2012

Chi si è bruciato con l’acqua calda teme anche quella fredda. Metafora che vale a anche per la chimica. Chi per cinquantanni ha avuto il petrolchimico in casa ha paura anche di una chimica che viene presentata come verde o di una centrale a biomasse, alimentata da cardi. Ecco perché ieri a Palazzo di città le argomentazioni dei rappresentanti di Eni, Eni Power, Matrìca e Syndial sono state ascoltate con attenzione ma anche con qualche legittimo dubbio. D’altronde, aveva avvertito la capogruppo del Pd in consiglio provinciale, Alba Canu, «sviluppo e lavoro non possono essere alternativi alla tutela della salute dei cittadini». Giovanni Marini, Ad e presidente di Eni Power, ha parlato di una centrale a biomasse avanzatissima che consentirà di mantenere sotto i limiti di legge le emissioni di ossidi di azoto, SO2, polveri e ceneri. Ma l’impianto ha anche una caldaia per le emergenze che funzionerà a Fok. Il capogruppo dell’Idv in consiglio comunale, Aiello, ha ricordato che si tratta di una sostanza altamente cancerogena. «Lo sappiamo perfettamente – ha replicato Marini – ma sappiamo come va trattata. E i quantitativi saranno di gran lunga inferiori a quelli che sono stati usati in passato». L’ingegner Giorgio Sedda, direttore di Matrìca, ha parlato dei lavori in corso: «Attualmente stanno lavorando 85 operai con imprese sarde. A fine anno saliranno a 300». Ogni mese Matrìca e Arpas effettuano in contraddittorio controlli sulle emissioni nell’atmosfera e nella falda. L’ingegner Gian Luca D’Aquila, responsabile delle bonifiche Syndial, ha precisato che l’istruttoria per l’approvazione di diversi progetti è in corso e dovrebbe concludersi entro l’anno. «Il progetto per la bonifica di Minciaredda è stato bocciato dal ministero dell’Ambiente – ha detto – e ora stiamo lavorando ad uno nuovo. Per l’impianto Taf, cardine del processo di bonifica della falda, Syndial si avvarrà del depuratore di proprietà del Consorzio Asi». Irs ha manifestato davanti al palazzo di città. Secondo Simone Maulu la Chimica verde «è una truffa, vogliamo un confronto fra i loro e i nostri tecnici». (G.B.P.)

 

 

LA NUOVA SARDEGNA – Economia: I dubbi restano: «Prima fate le bonifiche»

26.09.2012

SASSARI Le bonifiche? Si faranno: «Investiremo più dei 550 milioni previsti». I posti di lavoro? Ci saranno: «A regime 700 unità, tra interni e dell’indotto». Che cosa brucerà la bioraffineria? «Solo cardi-biomasse, non combustibile da rifiuto. Perché questo non è un termovalorizzatore». Risposte puntuali, ma alla fine la sala è esplosa dopo aver messo sul piatto un mare di dubbi grande almeno quanto quel mare di inquinamento che ha ammorbato Porto Torres e mezzo territorio sardo. Ieri sera, nel Palazzo di città (teatro civico), i vertici di Eni, Enipower, Novamont, Matrìca, Syndial hanno illustrato in una assemblea pubblica dei consigli provinciale e comunale lo stato di avanzamento del progetto “Chimica verde e Centrale biomasse nell’area industriale del petrolchimico”. Un incontro non casuale, ma previsto dai protocolli e voluto dalle giunte provinciale (con il presidente Alessandra Giudici) e comunale (con il sindaco Gianfranco Ganau) che hanno sottoscritto le intese. Sicuramente è stata la prima occasione per dibattere sul futuro di un territorio violentato per decenni e che non vuole correre il rischio di subire ancora e di vendere le sue terre per un tozzo di pane, come è stato detto in sala. Negli Anni 60, quando arrivò la Sir, non c’erano norme di tutela ambientale. Oggi le leggi ci sono e ieri l’assemblea ha rimarcato: «Dobbiamo vigilare perché vengano rispettate. Non vogliamo alimentare il registro dei tumori». L’uditorio che ha letteralmente riempito la sala, ha ascoltato in religioso silenzio le relazioni dell’ingegnere Giovanni Milani, amministratore delegato di EniPower, di Giorgio Sedda di Matrìca, Gianluca D’Aquila di Syndial, che hanno fornito i dettagli del progetto della bioraffineria e della rivoluzionaria chimica verde. Relazioni piuttosto tecniche, illustrate anche con alcune slide, e l’assemblea ha cercato di tenere a mente i passaggi importanti per il dibattito che ne è seguito. Impianti puliti “stile Danimarca”, turbine a vapore, una caldaia che brucia biomasse e un’altra – di riserva- che invece lavorerà con un combustibile, il Fok, che si sa, è altamente inquinante. Uno dei dettagli che ha tenuto banco, anche quando l’assessore provinciale all’Ambiente, Paolo Denegri, ha proposto di sostituire al Fok il Gpl, certamente più costoso ma meno inquinante. Il tecnico ha replicato che «ci abbiamo pensato anche noi, ma non è possibile. Vorremmo semmai utilizzare metano». Che, però, al momento non è disponibile. Si utilizza l’acqua del mare che al mare ritornerà, ma un po’ più calda. Il trattamento dei fumi è garantito, il movimento delle biomasse sarà in modo automatico; i cardi, o meglio le paglie, arriveranno sui camion da quei terreni che gli agricoltori destineranno a queste coltivazioni. Si è preso in esame un territorio su un raggio di 70 chilometri: non terreni irrigui, naturalmente. Resta il nodo – come ha fatto notare il vicesindaco Gavino Zirattu, sulla remunerazione che questi agricoltori avranno. Ancora si è in fase di sperimentazione, le cifre verranno. Eni e Matrìca sono disponibili ad aprire a tutte le organizzazioni agricole e ad associazioni il tavolo del confronto: «Più il dibattito è ampio, più suggerimenti arrivano». E ieri ne sono arrivati parecchi. Soprattutto molte perplessità sono state espresse dall’Idv (è stato il consigliere comunale Isidoro Aiello, a dare un netto parere contrario): «Questa operazione è una bufala che rovinerà il territorio». Ma già prima, all’ingresso del Palazzo di Città, l’assemblea è stata accolta da un sit in dell’iRS, contrario alla chimica verde. E a far sentire il fronte del no, è stato proprio il leader del movimento indipendentista, Gavino Sale, consigliere provinciale. Un intervento acceso, con applausi a scena aperta – è il caso di dire – per ricordare che prima di consumare ancora il territorio «dovete fare le bonifiche». C’è il caso del benzene nella darsena, come ha sottolineato il presidente del consiglio provinciale Alba Canu. Siti da risanare, ma oggetto di contenzioso: «Ci sono le istruttorie, c’è un’inchiesta della procura. Ma la darsena non l’abbiamo inquinata noi». Appunti che hanno fatto sollevare l’assessore comunale Gianni Carbini: «Qui c’è un alto livello di disperazione, non vogliamo vendere il territorio per un tozzo di pane». E oggi, assemblea a Porto Torres.

LA NUOVA SARDEGNA – Economia: Chimica verde, la sfida e le incognite «Vogliamo garanzie»

27.09.2012

Alla proiezione delle slide sulla centrale biomasse che verrà, come al cinema che da tanti anni è solo un ricordo da queste parti. Sala gremita e posti in piedi alla «Filippo Canu», in pieno centro, per la prima dell’impianto Enipower che si vuole realizzare nello stabilimento petrolchimico, nell’ambito del progetto collegato alla chimica verde. Polizia e carabinieri, vigili urbani, Digos: chissà perché è passata l’idea che possano esserci delle contestazioni. Invece del «fronte del no e basta» non si vede nessuno, troppo complicato mettersi faccia a faccia con chi vuole capire se è meglio niente oppure un sistema di sviluppo compatibile con l’ambiente che – da queste parti – attende ancora che passi il treno delle bonifiche. In fondo ci vuole anche coraggio. Nella città che ha perso l’industria e il lavoro, dove hanno rubato il futuro ai giovani senza neppure offrire una timida alternativa, dove le famiglie sono diventate numeri nelle statistiche della disoccupazione e dell’assistenza sociale, per la prima volta si fa un’assemblea pubblica per provare a parlare di una speranza. Di un fenomeno nuovo, che va governato da persone capaci, adeguatamente preparate, con la forza di imporre anche soluzioni diverse se solo si intuisce che – dietro quelle immagini a colori – può esserci l’idea di una nuova stagione fatta di fumi e inquinamento. Porto Torres ci arriva con il passo pesante, con la giunta comunale ridotta e anche confusa da una crisi interna che a distanza di mesi appare ancora senza soluzione, quasi al buio. In platea, le facce che raccontano storie: quelle dei lavoratori della Vinyls appesi a un filo brasiliano, i soliti politici per tutte le stagioni che – se anche cambiano casacca – non rinunciano mai a dire che va tutto male. I pensionati del Petrolchimico che, ora che stanno fuori, odiano la fabbrica e sono tecnici che sanno tutto, mentre prima guai a chi li disturbava nel loro angolino di stabilimento. E gli studenti, i giovani con quell’aria curiosa e preoccupata, per i loro genitori e per se stessi, a cercare di intuire il finale del film. Poi gli agricoltori, che cercano di capire se ne vale la pena, se la coltivazione del cardo per la centrale può essere una opportunità, se l’indennizzo per quei terreni messi al servizio della green-economy è l’alternativa. I dirigenti di Enipower proiettano immagini, snocciolano dati, i tecnici spiegano come funzionerà. La linea è la stessa dell’assemblea del giorno prima a Sassari, solo che cambia il clima. I sindacati hanno portato anche i lavoratori dell’industria: hanno chiesto di partecipare, e loro non si sono tirati indietro. La partecipazione è lo spirito della democrazia, e chi è contrario alla centrale e alla chimica verde lo dice. Ma la stragrande maggioranza dei presenti vuole soprattutto sapere, conoscere, capire. Ci sono 5mila disoccupati, centinaia e centinaia di nuclei familiari senza reddito, ma nessuno si sogna di barattare il lavoro, un lavoro qualsiasi, con niente, con l’assenza di garanzie per la salute e l’ambiente. Le bonifiche le vogliono tutti, e ormai è chiaro che la battaglia si può vincere se i cancelli della fabbrica restano aperti, se si creano le condizioni per avviare nuove iniziative. L’assessore provinciale all’Ambiente Paolo Denegri, ricorda l’importanza del tavolo tecnico con gli Enti locali, per un confronto continuo: «Si può fare anche a Porto Torres, qui dove si insediano gli impianti della chimica verde, in fondo è giusto così». Bastianino Gaspa, agricoltore, la mattina si sveglia presto, è lì insieme ad altri colleghi. «Quanti terreni servono, quanti ne dobbiamo mettere a disposizione? E soprattutto quando si potrà parlare seriamente di contratti, di tutto ciò che riguarda da vicino la nostra categoria?». Sembra quasi strano che per una volta agricoltura e industria possano ragionare insieme, ma è questa la scommessa da giocare. Il dubbio più pesante è quello di una centrale biomasse «che non sarà mai inceneritore, non brucerà rifiuti, neppure le eco-balle di Scala Erre», conferma Enipower. Gianpiero Murgia (Cisl), chiede garanzie per l’occupazione locale, il rispetto dei tempi per le autorizzazioni. Si chiude dopo più di tre ore, con la guardia alta per evitare altri colpi da ko. E con la speranza di riuscire a ritrovare il lavoro in una città che ha perso tutto. Anche la fiducia. ©

 

 

 


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