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SA CAMBIADA, n° 5, sa ‘e treighi dies, lùnis 23 de martzu 2020, de Boreddu Morette (Salvatore Cubeddu)

Posted By cubeddu On 23 marzo 2020 @ 10:34 In Blog,Città e comuni della Sardegna,Istituzioni sarde,Lavoro,Novas,Sanità,Società sarda | Comments Disabled

SA SITUAZIONE, ITA EST SUTZEDENDE. Ispiegaus sos foedhos, spieghiamo i termini (su triballu in domo, il lavoro agile, the smartworking). ARRESONAMENTOS PO SA ZENTE, Considerazioni per il Popolo. ARRESONAMENTOS PO CHI CUMANDAT IN SARDIGNA. Considerazione ad uso delle autorità. A SA FINI, corollario. Nella foto: il porto e il golfo di Cagliari, stamane alle ore 8,46. Non una nave, non una vela, non una barca …. non un uccello. Neanche le rondini sono arrivate.

SA SITUAZIONE, ITA EST SUTZEDENDE: cun sos mortos de su 19 u.s. (475) donnia die a pustis s’Italia at superau su numeru de mortos de sa Cina, andande a suba de chimbighentos donnia sero. Totu sas natziones de s’Occidente, bidende ca su chi sutzedit in Italia sighit in domo issoro, ant comintzau a timidi, a faede prus pagu sos ispiritosos cun sos italianos, comintzande a pigae a sas veras cussu chi si detzidit inoghe. Custas battor dies ant bistu: s’Unione Europea serrae sas lacanas cun sos de foras de s’Europa, ponner dinae po sas ispesas de sas curas e po sa frimada de s’economia, comintzande a cumprender chi est mezus chi pentzèus a si salvae paris. In Sardigna èus perdiu s’occasione de si salvae, candu s’Istadu non ha postu in mente a Solinas chi domandat de serrae portos e aeroportos. Chida passada, in su mentres chi sa maradia creschiada in Continente, in sos ispidales sardos su personale s’est atropolliau a sa sola, immalladiandèsi e poghènde fogu a sa maradia in su logu ibùa dhi ant dèpia istudae. Sa responsabilidade de s’inesperientzia. A Tàttari calincùnu non at perdiu s’occasione de zae sa crupa a Casteddu, non bidende chi in Nuoro, ibùa dottores e infermieris si sunt immaladiàos prus e prima de issos, non si sunt perdios comente in sa zittade issoro. E difattis tenenta bisonzu de s’Esercitu Ialianu inìa, non in sos atiros ispidales o citades sardas.

LA SITUAZIONE: A partire da giovedì (finora rivelatosi giorno della settimana cruciale) 19 marzo, a un mese dal definitivo manifestarsi di quella che sarà la presente pandemia, in Italia si contano innanzitutto i morti, in coincidenza del salto dei quattrocento giornalieri , dell’avvicinarsi e del superamento della quota quotidiana dei cinquecento: 475 morti mercoledì 18 us. , 427 il 19, 627 morti il 20, 793 il 21, 651 ieri domenica 22 marzo.

 

Dall’ANSA di stamane. “Oggi (22 marzo),  il numero complessivo dei morti è di 5.476, con un aumento rispetto a ieri di 651 unità; ieri l’aumento era stato di 793 morti. Sono 7.024 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 952 in più di ieri.  Ieri il dato giornaliero sui guariti era di 943.

Sono 3.009 i malati ricoverati in terapia intensiva, 142 in più rispetto a ieri. Di questi, 1.142 sono in Lombardia. Dei 46.638 malati complessivi, 19.846 sono poi ricoverati con sintomi e 23.783 sono quelli in isolamento domiciliare. Quanto ai malati, sono complessivamente 46.638, con un incremento rispetto a ieri di 3.957: ieri l’incremento era stato di 4.821. Il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 59.138. Il dato è stato fornito dal commissario per l’emergenza Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione civile.

 

L’Italia, molto più che il luogo d’origine della pandemia, la Cina, rappresenta il punto di riferimento mondiale del procedere del male, per ragioni numeriche – venerdì scorso ha superato in numero i Cinesi – e per omogeneità ‘culturale’. Contemporaneamente, nello scorso fine settimana, si è dissolta la sicumera degli altri Stati europei rispetto alla condizione ed alle scelte italiane (come, all’inizio, gli italiani rispetto ai Cinesi). Con l’arrivo del fuoco a casa loro, si ritrovano a dovere ripetere identiche scelte dolorose sia nei confronti della popolazione che nei propri bilanci statali. L’Europa ha parto i suoi cordoni, ChristineLagarde ha straripato, la presidentessa Ursula von der Leyen si presenta (bene) quale la mamma degli Europei con gli Italiani quali prediletti. Trump, a fronte dei due massimi focolai nello stato di N. Y. e della California ha indossato la tunica di M Keynes promettendo di salire sull’elicottero per gettare i dollari alla folla. Da ieri Angela Merkel è in quarantena per avere avvicinato dei malati. In Cina è in atto un movimento di simpatia verso gli Italiani, non solo perché caldeggiato dal ministro dgli estri Di Maio. Ci manderanno attrezzatura sanitaria. Si intuisce che, dopo averla provocata, ci faranno pure gli affari. Soldati, carri armati in movimento, arrivi di aerei supertecnologici americani in Italia ed in Europa. Il gioco al posizionamento di guerra da parte delle grandi potenze non si ferma: non si sa mai!

In Italia, il presidente del consiglio Conte sabato sera (21) ha nuovamente parlato alla Nazione italiana, ampliato la chiusura del settore produttivo non indispensabile, insistito perché si resti a casa. Importante quello che non ha detto né deciso: lo schieramento dell’esercito nelle strade, come richiestogli soprattutto dagli amministratori della Lega e dai relativi presidenti di Regione, soprattutto la Lombardia. La sanità ormai è tutta e dovunque in mano alle Regioni e alcune polemiche non si capiscono se non riproponendo una logica di schieramento di cui ora si farebbe volentieri a meno.

Forse non è risaputo da molti, ma l’Italia è una delle Nazioni occidentali con il maggior numero di gente in armi per il controllo interno (carabinieri, polizia, guardia di finanza, guardie carcerarie). Si aggiungano i diecimila soldati già impegnati in ‘strade sicure’.

La Chiesa italiana, dopo l’iniziale silenzio e il dovuto allineamento alle scelte delle Autorità statali, dopo il riamo di Papa Francesco ai sacerdoti ed il suo percorso romano verso il Crocifisso presso il quale avevano pianto ed invocato i fedeli appestati del 1522, ha reso pubblico il suo discorso, quello tradizionale ciascun vescovo presso la sede terrena del proprio protettore, e la riunione dei fedeli attraverso i media. La Chiesa è parte importante della benevolenza, dell’impegno e della positività dello spirito pubblico nella parte che caratterizza l’Italia. Eppure lo Spirito di Dio soffia nel cuore di tutti gli uomini, che gli credano o meno.

 

ARRESONAMENTOS PO SA ZENTE. Considerazioni per il popolo. Quanti Sardi nei nostri paesi utilizzano le nuove tecnologie? Molti, più di quanto si creda valutando i tanti che comunicano nei social. Ma mai come nel momento della ‘distanza fisica’ diventa cruciale poter comunicare a distanza nelle più svariate modalità. Bisognerà pensare ad una ri-educazione, come un ritorno a scuola generalizzato per l’utilizzo della strumentazione comunicativa.

 

 

ARRESONAMENTOS PO CHI CUMANDAT IN SARDIGNA. Considerazione ad uso delle autorità. Contrariamente a Roma ed al dibattito sull’apertura delle Camere, non si è ancora letto dell’ipotesi di riaprire il Consiglio regionale per affrontare i problemi dell’oggi e del domani. Nell’emiciclo del nostro Consiglio non ci sono problemi di spazio per garantire la distanza  tra i consiglieri, che pare il problema delle sedi romane.

E, come e più che in Italia, noi in Sardegna abbiamo necessità di ragionare sulla ‘guerra’ in corso, difficile da combattere in presenza dei suoi elementi sconosciuti e delle continue risposte innovative alle quali vengono chiamati i nostri ‘decisori’ istituzionali. Perciò è bene anche che, nei vari ambiti, siano presenti ed attivi tutti gli interessati. La democrazie, di per se stessa, è già una grande forza.

Abbiamo tutti da riflettere sul ‘dopo-guerra’, avendo presente i numerosi problemi della fase che ci stiamo lasciando alle spalle e che ci ritroveremo aggravati ma in un differente e forse drammatico contesto. Già sappiamo cosa succede alla Sardegna nella fase successiva alle guerre italiane. Sinteticamente: quando all’Italia va bene, ‘forse’ ai Sardi andrà bene, ma se all’Italia va male ‘di sicuro’ a noi andrà peggio.

 

 

A SA FINI, corollario. TRABALLARE IN DOMO, SU TRABALLU IN SAS BIDDAS.

Il lavoro a distanza per tutti coloro che lavorano normalmente al computer – quasi tutto l’impiego nei pubblici uffici – diventerà pratica normale e diffusa con il concludersi della pandemia. Riflettendo in termini ‘apocalitici’ (l’offerta che il presente doloroso può lasciare ad un futuro che ‘si rivela’ e può migliorare la vita di tutti) ci sembra normale che, permanendo quale problema drammaticamente essenziale il destino immediato e futuro dei paesi della Sardegna, quello del lavoro a distanza e, quindi, della distribuzione nei paesi degli impiegati del pubblico impiego rappresenta una straordinaria possibilità nell’ottica da tutti prevista che quella del lavoro rappresenti un dato fondamentale del loro sussistere. Non si tratta di un processo facile, sia per ragioni interne al processo lavorativo (produttività, controllo, aspetti logistici e contrattuali, etc…) e sia per gli interventi di contesto che si porta con sé e che inizieremo oggi a considerare.

Vorremmo, quindi, riuscire ad essere chiari ed insieme ‘delicati’. L’operazione deve essere: volontaria, rispettosa delle professionalità, incentivata in vari modi a partire dalla sua fase sperimentale. Dovremmo essere consapevoli che la realizzazione di una simile proposta, poco o nulla avviata con simili aspettative ed ambizioni all’interno dei sistemi di istituzioni democratiche, suppone una fase sperimentale che corregga gli errori ed implementi i successi.

La VOLONATARIETA’   ne costituisce il primo requisito. Nessuno può venire obbligato a trasferirsi in un paese, fosse pure il proprio comune d’origine, ma i disponibili andrebbero premiati. Le nuove assunzioni, a concorso, di impiegati regionali dovrebbero prevedere un significativo plafond di laureati e diplomati provenienti dai paesi o disponibili a fissare in uno di essi la definitiva residenza (familiare non solo lavorativa) invertendo la presente situazione della preferenza al domiciliarsi in città anche quando si è impiegati in un paese.

RISPETTO DELLE PROFESSIONALITA’. Anche l’Amministrazione Regionale ha il diritto di acquisire nuove professionalità, oltre che sensibilità, dalla presenza di professionisti ‘paesani’ nelle risposte ai problemi dei paesi. E’ auspicabile che la Scuola Sarda della Pubblica Amministrazione, altre volte auspicata, provveda alla preparazione post universitaria dei futuri impiegati entrati per concorso.

INCENTIVATA IN VARI MODI A PARTIRE DALLA SUA FASE SPERIMENTALE. Solo persone motivate al bene della propria comunità locale e, più in generale, alla profonda trasformazione della Sardegna, può farsi disponibile ad una operazione che inizia il nuovo percorso di impegno dell’impiegato, che, contrariamente al nostro passato agricolo (dal reddito sempre incerto),  non vive il proprio ruolo del posto sicuro quale un privilegio da difendere e fare valere in città, ma assomma il positivo del vivere in comunità ai vari aspetti dell’offerta ambientale e di una più moderna qualità della vita.

Cito da un settimanale uscito venerdì scorso (7, de Il corriere della sera). “Mentre parliamo di smartworking ciascuno di noi ha trasformato la propria casa in una war room dove si gestiscono acquisti online, conference call con il capo, lezioni scolastiche e universitarie, interrogazioni e riunioni a distanza. E così stiamo imparando sulla nostra pelle che molto va riadattato. Le nostre case, per cominciare, inserendo spazi dove poter lavorare senza essere disturbati. Dal canto loro le organizzazioni che sapranno cogliere i veri vantaggi di questa modalità saranno quelle meritocratiche, che vogliono ( e sanno) valutare sui risultati. Questo lascia in effetti spazio a qualche timore. Troppo spesso nel nostro Paese il merito diventa un parametro di valutazione solo nelle fasi di emergenza”.

Nel lavoro pubblico e nel terziario la presente emergenza ha reso obbligatorio un processo avviato in un contesto volontario e contrattato.

In realtà il consolidamento del lavoro a casa presuppone che il datore di lavoro (comprendendo nelle definizione anche l’insieme della funzione pubblica, tra cui la Regione ed i Comuni) dovrà ripensare la propria organizzazione e il dipendente acquisire la mentalità del lavoratore antonomo: contano i risultati, non il tempo in cui si sta connessi. Non è semplice, ma diventerà obbligatorio. E’ la grande trasformazione, l’apocalisse.

 

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