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L’arcivescovo Miglio ha salutato la Chiesa di Cagliari, ma continuerà a risiedere in città; di Salvatore Cubeddu

Posted By cubeddu On 2 gennaio 2020 @ 07:04 In Blog,Chiesa sarda | Comments Disabled

Alla guida della diocesi arriva monsignor Giuseppe Baturi: la cerimonia della consacrazione episcopale si svolgerà il  5 gennaio, nella basilica di Bonaria, mentre  il 6 il nuovo arcivescovo diventerà immediatamente operativo.

Monsignor Arrigo Miglio, di Ivrea ma sardo nel lavoro per essere stato per sette anni vescovo di Iglesias (1992-1999) e altri sette a Cagliari (2012 – 2019, ha deciso di rimanere in città, aggiungendosi agli altri quattro vescovi emeriti che già vi risiedono dopo avere svolto i propri compiti episcopali in altre diocesi sarde.

La Sardegna piace e ai Sardi piace essere ospitali. Sono frequenti anche i casi di alti funzionari dello Stato che si insediano definitivamente con le loro famiglie avviandosi a divenire ‘sardi’ a tutti gli effetti, dallo jus soli et patriae italianae di partenza allo ius sanguinis Populi sardi (il latino risulta ancora la lingua ufficiale della Chiesa cattolica ….) di scelta.

Il giorno di Santo Stefano numerosi sacerdoti, vescovi emeriti, congregazioni religiose, associazioni laicali hanno partecipato in cattedrale alla solenne liturgia presieduta da monsignor Arrigo Miglio.

Siamo in molti in dovere verso mons. Miglio, per un incontro, una conversazione, una scelta.

Personalmente lo incontrai perché chiamato a parlare in un convegno ecclesiale della situazione industriale del Sulcis. Lui era stato chiamato a reggere ecclesiasticamente quel territorio perché la Chiesa intendeva interessarsi, per quel che sapeva e poteva, dei gravi problemi della deindustrializzazione galoppante. Lui arrivava ad Iglesias in anni di forti investimenti nel settore piombo e zinco e mentre riapriva una grande miniera di carbone. Nel frattempo, però, iniziavano a chiudere importanti aziende dell’impiantistica e di lavorazione a valle dell’alluminio. Prima che smettessero di fumare anche la grandi ciminiere dell’Eurallumina e dell’Alcoa.

La Chiesa non è competente in politica industriale, ma nella vicinanza ai lavoratori è stata impeccabile. Ci riflettevo già allora: anche i primi sindacalisti del Sulcis provenivano dall’Italia. Normalmente il clero sardo più disponibile socialmente, fino a non molti decenni orsono, continuava a promuovere congregazioni religiose (in genere femminili) in funzione prevalentemente assistenziale.

… Passati i tredici anni da vescovo di Ivrea, e rientrato in Sardegna nell’urgenza di sostituire il discusso mons. Giuseppe Mani, incontrai mons. Arrigo Miglio per chiedergli di celebrare la messa in cattedrale in occasione della Festa del Popolo sardo, sa die de sa Sardigna. Fu gratificato del ricordo che, tra i Piemontesi, solo l’arcivescovo Vittorio Melano venisse risparmiato dall’imbarco forzato.

Ma in questo caso credo che un grande ruolo l’ebbe la sua sensibilità culturale di prete che conosceva usanze e retaggi tradizionali delle sue valli del Canavese. E iniziò a consentire l’utilizzo della lingua sarda nella liturgia della parola, stimolò la traduzione dei dieci moduli chiedendo alla Conferenza Episcopale Sarda che se ne occupasse la Fondazione Sardinia, insistette perché iniziasse a venire raccolto il canzoniere di canti religiosi, liturgici ed extra-liturgici.

Entro la metà dell’anno tutto questo risulterà disponibile, con la sua presentazione. Per mons. Miglio ci potrà essere ancora da fare in Sardegna.

Chi abarret sanu e Deus s’assistat, a Issu e a nois!

 

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