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Confessioni di un eco-razzista, di Venanzio Mosu

Posted By cubeddu On 23 maggio 2019 @ 05:28 In Antropologia,Blog,Identità | Comments Disabled

 

Nove minuti prima che Brenton Tarrant uccidesse cinquanta persone in due moschee di Christchurch (Nuova Zelanda), un pdf di 74 pagine intitolato The Great Replacement, La Grande Sostituzione, era stato inviato al primo ministro neozelandese Jacinda Ardern e a una settantina di altri indirizzi.

È inevitabile constatare che si è trattato del più efficace lancio editoriale a oggi.

Nel giro di poche ore, The Great Replacement veniva citato e commentato, in rete e sulla stampa, nonché in televisione, in ogni angolo del mondo.

Somerset Maugham sosteneva che il lancio di un libro doveva essere valutato misurandolo in centimetri.

Il lancio del libretto di Tarrant potrebbe essere valutato in decine di migliaia di centimetri, a distanza di poche ore dall’apparizione del libro. Che è piuttosto un libretto e si presenta come un manifesto. Ma anche il Manifesto comunista di Marx era un libretto, se paragonato con il ponderoso Capitale. E Mao Zedong si era affidato al Libretto rosso per avviare la rivoluzione culturale. Due libretti che hanno fatto molta strada.

Certo, un libretto esige formulazioni stringate, ignora le elaborazioni dettagliate. Tarrant ne ha tenuto conto. Ma anche Tarrant è passato da una fase di autore coscienzioso, che vuole argomentare. Anche lui aveva le sue «opere complete» [19]: erano un manoscritto di circa 240 pagine. Lì, scrive Tarrant, «affrontavo molte questioni in profondità, ma in un momento di sfrenata autocritica ho distrutto l’intera opera e ho cominciato da capo, due settimane prima dell’attentato» [19].

Il libretto che oggi leggiamo è dunque ciò che rimane, in una versione affrettata e febbrile, di una argomentazione più estesa. Cominciamo dalla copertina, come si fa con un qualsiasi altro libro. Al centro un cerchio diviso in otto spicchi, che convergono in un cerchio più piccolo, solcato da sghembi tratti neri, che ricordano Ordine Nuovo o certe sette nordiche.

Ogni spicchio ha un nome. Cominciando dall’alto, in senso orario: anti-imperialismo, ambientalismo, mercati responsabili, comunità senza dipendenze, legge e ordine, autonomia etnica, protezione delle tradizioni e della cultura, diritti del lavoratore . A ciascuno degli spicchi è collegata un’immagine: famiglia modello con tre bambini per la «comunità senza dipendenze»; allegoria della Giustizia con spada e bilancia per «legge e ordine»; madre che legge un libro a tre bambini per «protezione delle tradizioni e della cultura».

Cinque degli otto spicchi corrispondono ad altrettante bandiere di ciò che è stata la sinistra – e ormai, avendo perso ogni nettezza il suo profilo, sarebbe meglio definito come campo progressista. C’è l’ambiente, la difesa dei lavoratori, la lotta contro l’imperialismo, la preoccupazione per la cultura, l’esigenza di regolare i mercati. Tutti punti essenziali. Quanto a «legge e ordine», anche se l’espressione è da lungo tempo abusata, nessun progressista negherà di approvare legge e ordine.

Rimangono due spicchi di interpretazione dubbia. Che cosa possa essere una «comunità senza dipendenze» non è immediatamente chiaro. E ancora più dubbio è lo spicchio «autonomia etnica», illustrato da due mani – bianche – che si stringono. La formula presuppone un accordo, ma non si esplicita su che cosa.

Così si presenta Tarrant, in un’immagine che vuole essere l’emblema di tutto il libro. I sentimenti messi in evidenza sono buoni, benevoli, responsabili. Nella loro quasi totalità sono tali da non suscitare obiezioni da parte di molti benintenzionati. Eppure, nel corso del libretto, si incontrano inviti non solo a uccidere singole persone, come Angela Merkel [39], ma a sradicare intere comunità, inclusi i bambini, obbedendo alla massima: «Non evitare di bruciare qualsiasi nido di vipere» [53].

Non c’è nulla di nuovo nel libretto di Tarrant. Ma è sorprendente la mistura fra elementi sinora incompatibili o urtanti in ciò che c’è di vecchio. Il titolo non è che la traduzione inglese di un libro del 2011 di Renaud Camus, Le Grand Remplacement. Ma la denuncia della sostituzione etnica è diffusa ovunque, con lievi varianti da lingua a lingua. Con Thilo Sarrazin diventa nel 2018 Die feindliche Übernahme, L’acquisizione ostile (così come si parla di Opa ostile: Sarrazin per anni ha lavorato alla Deutsche Bundesbank). [...]

 

 

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