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Il sardismo dei Sardi (prima parte), di Salvatore Cubeddu

Posted By cubeddu On 3 marzo 2019 @ 00:46 In Blog,Partiti politici in Sardegna,Politica sarda,Questione sarda,Sardismo,Storia della Sardegna | Comments Disabled

EDITORIALE DELLA DOMENICA,  della FONDAZIONE

 

 

I “Sardi” sono tutti “sardisti”?

La teoria del ‘sardismo diffuso’ ha avuto nel passato il suo importante sostenitore in Mario Melis, sia da presidente che nella fase successiva. Interpretava con questi termini il revival etnico degli anni settanta del XX° secolo presso le nazioni europee senza stato (Baschi e Catalani in Spagna, Scozzesi e Gallesi nel Regno Unito, Occitani e  Bretoni in Francia, i Fiamminghi in Olanda). Il fenomeno in Sardegna si era manifestato con l’improvviso rilancio del Partito Sardo d’Azione agli inizi degli anni ’80 e per questo fu subito individuato come “il vento sardista”.

Si veniva dalla crisi dell’industria petrolchimica e minerario-metallurgica, divenuta crisi anche della seconda legge di rinascita (la l. 268, dopo la l. 588) e della prima Autonomia. Incapacità e non volontà della grande parte dei partecipanti dell’intesa autonomistica (e del sindacato confederale) nell’individuare soluzioni innovative, nel mentre contrastavano le proposte alternative presenti sul campo. A livello economico, culturale, sociale e istituzionale.

Con il consenso elettorale del 14%, nel 1984, Mario Melis portava al governo della Regione i comunisti ed i socialisti, con i quali aveva governato anche  nella Giunta Rais del 1981. Il PSd’Az aveva già virato a sinistra nel 1976, con la candidatura di Michele Columbu alla Camera nelle liste del PCI, neanche dieci anni dopo le due più lunghe esperienze con la Dc, sotto la guida rispettivamente di Luigi Crespellani e di Efisio Corrias (1).

All’interno del Partito sardo il giudizio sull’esperienza Melis è stato contradditorio: positivo per la fiera personalità ed il piglio energico ed empatico del Presidente (2), negativo nei risultati sui programmi sardisti, di cui la bocciatura della legge sulla lingua sarda il giorno prima delle elezioni è stata vissuta come offensiva ed esemplificativa del tradimento degli alleati della sinistra. Nelle segrete stanze sardiste se ne faceva ricadere la responsabilità anche al Presidente, il quale, offeso, rispediva le critiche al suo PSd’Az, responsabile di avergli messo a disposizione assessori impreparati e non all’altezza delle situazioni. Perciò il richiamo al “sardismo diffuso” aveva in sé anche un portato polemico nei confronti del ‘sardismo organizzato’. Gli anni ’90 si incaricarono di dimostrare il mancato rinnovamento del PSd’Az. Il tutto è stato aggravato dal turbine del crollo della prima repubblica italiana e dalla veloce scomparsa dei partiti di massa, il cui modello era l’unico disponibile nel mercato politico.

Il terzo sardismo (3) è stato il ritorno dei Sardi alla fonte da cui era nata l’autonomia, ma il partito non era pronto e gli amici/avversari della Giunta Melis si dimostrarono più forti. E, secondo la maggioranza dei sardisti, più subdoli. Ma non c’è stata una vera riflessione collettiva su quel fallimento, i cui più visibili effetti sono stati la delusione e la dispersione di tanti Sardi diventati sardisti, con il moltiplicarsi delle frazioni neosardiste. ‘Il sardismo diffuso’ divenne da allora  ‘sardismo disperso’.

Nel 1984 i Sardi erano stati i primi, analizzando criticamente la forma e la sostanza dell’ Autonomia gestita dai partiti ad obbedienza italiana,  a mettere in discussione la prima Repubblica. Dieci anni dopo di loro, gli scandali avrebbero scatenato quel crollo, di cui si sarebbe avvantaggiata la Lega Nord e, quattro anni dopo di loro, la Forza Italia di Silvio Berlusconi. .

Quasi nessuno l’ha ricordato, tra i nostri commentatori della presente vittoria di Christian Solinas. Quando Umberto Bossi iniziava a volantinare lanciando i primi vagiti della Lega Lombarda alla fine degli anni ’80, i suoi modelli erano l’Union Valdotaine e soprattutto il lontano PSd’Az. Nella primavera del 1991, a conclusione della campagna elettorale per le elezioni comunali a Varese (le prime vinte), chiamò Mario Melis ed il sottoscritto a discutere di federalismo con lui e con Franco Rocchetta, già a capo della Liga Veneta (4) . Nel 1992, una delegazione degli innovatori che guidavano il partito sardo ebbe un incontro ufficiale con Bossi che chiedeva di presentarsi con i sardisti alle vicine elezioni politiche. Questa alleanza venne pure sollecitata da Bettino Craxi, in questo caso con il suo PSI. Ma il PSd’Az decise di andare da solo.

Nel dicembre del 1993, alla vigilia delle elezioni anticipate e di quelle europee, sono il segretario Italo Ortu e Mario Melis – decisivo come non mai nelle scelte del partito sardo – a invitare la delegazione della Lega guidata da Umberto Bossi di fronte alla folla presente alla Fiera.

I contatti proseguiranno ad intervalli, fino alla vittoria di oggi, inaspettata per i più, che apre innumerevoli interrogativi e altrettante possibilità, con i relativi pericoli e le altrettante positive prospettive.

Ma la domanda iniziale vorremmo che restasse: ‘i sardi sono tutti sardisti?’.

I numeri elettorali di questa settimana, quel 10%, sono ‘da vento sardista’ pur  senza le premesse socio-ambientali  di allora, innanzitutto le lotte sociali diffuse e la militanza come costume di una generazione. Saranno gli studi politologici  annunciati ad andare a fondo nella migliore descrizione ed analisi del voto appena espresso.

Ma un dato sembrerebbe già acclarato: a fronte di proposte politiche convincenti l’intelligenza politica del nostro Popolo resta disponibile e pronta ad interloquire con il sardismo presentato da ‘sardisti credibili’. Una prateria immensa di ‘lavoro politico’ (si sarebbe detto un tempo) è aperta all’intelligenza ed alla passione di giovani e meno giovani,  per i quali il destino di libertà e di prosperità della patria sarda si anteponga ad ogni pur legittimo successo personale e familiare.

Ma il quesito è: cosa significa riproporre oggi un messaggio nato un secolo fa, nel secolo XX°,  il più veloce, contradditorio, terribile e mutevole della storia umana?

Certo che ritorneremo sul tema e sugli interrogativi, sui pericoli come pure sulle lezioni che ci arrivano dall’esperienza, sul successo elettorale e sulle forme per rafforzarlo proponendo i modi di un ‘protagonismo diffuso’

“La Sardegna sarà redenta dai Sardi”, secondo l’antica frase ‘mazziniana’ che fasciava il titolo del giornali ‘il Solco’.

Tutto questo vale se si voglia assumere fino in fondo il percorso di ‘un quarto sardismo’.

(continua)

 

(1)Quelle due alleanze con la DC furono costantemente difese ed apprezzate, contrariamente alla discussa fase del centrosinistra (1965-1974) ed a quella dell’Intesa Autonomista, ‘il ‘compromesso storico’ tra DC e PCI, attivo in Sardegna dal 1974 al 1979, che un articolo di Michele Columbu (L’Unione Sarda,  27 agosto 1979, dal titolo “Resistere e riflettere”) liquidava con la frase: “Tanto glorioso progettare non ha prodotto un accidente”.

(2)Nella memoria dei Sardi Mario Melis risulta il più popolare dei presidenti della Regione, ancor atra i più riconosciuti ed apprezzati.

(3)Dobbiamo la definizione di ‘terzo sardismo’ al medico e storico  Gianfranco Contu, descritta anche in un suo successivo saggio presente in questo sito alla voce PUBBLICAZIONI, Quaderni della Fondazione Sardinia, Il federalismo in Sardegna. Il primo sardismo viene individuato a partire dagli anni della fondazione  del Partito Sardo d’Azione nel primo dopoguerra. Il secondo, a partire dall’8 settembre 1943, con la caduta del fascismo e l’arrivo delle truppe alleate in Sardegna, che trova il PSd’Az quale primo è più forte partito organizzato.

(4)La Lega Nord ebbe la sua esplosione alla elezioni politiche proprio nel 1992. Nel 1989 essa venne fondata dai Lombardi e dai Veneti. Questi ultimi avevano costituito la Liga Veneta nel 1979, nell’anno del congresso sardista di Porto Torres, quello che segnalò la ripresa di massa del sardismo e della sua linea indipendentista.

Nota bene. Le citazioni storiche presenti in questo articolo – e in quelli che seguiranno, per il periodo che arriva fino al 1976 – possono venire verificate dal lettore nei libri disponibili su questo sito, alla voce  PUBBLICAZIONI, monografie,  SARDISTI, viaggio nel partito sardo d’azione, tra cronaca e storia, vol. I (1919-1948) e II (1949-1976). Edes, SS. E anche IL SARDO-FASCISMO, fra politica, cultura , economia (Edizioni Fondazione Sardinia, 1993).

Cagliari, 3 marzo 2019

 

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