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1922. Resistenza sardista al fascismo, politica e amministrazione comunale a Monserrato e Cagliari alla fine del 1922, di Marco Sini

Posted By cubeddu On 13 novembre 2018 @ 03:32 In Blog,Città e comuni della Sardegna,Storia della Sardegna | Comments Disabled

 

Il 28 ottobre del 1922 ha luogo la marcia su Roma promossa da Benito Mussolini. Praticamente la marcia avviene poco dopo l’episodio di domenica 10 settembre del 1922 che a Monserrato aveva visto, da parte dei giovani monserratini di fede sardista, la cacciata dei fascisti e dei nazionalisti venuti da Cagliari e da Pirri per compiere atti provocatori e squadristi.

Quell’episodio di Monserrato è uno dei tanti episodi di resistenza sardista al nascente fascismo cagliaritano che si riscontra a Cagliari e nei centri vicini.

Forzando il significato e la portata della marcia su Roma del 28 ottobre, il re Vittorio Emanuele III diede l’incarico a Benito Mussolini di formare il primo governo fascista.

In questo nuovo clima, due settimane dopo, forse galvanizzati dall’esito della marcia su Roma e dal fatto che il loro capo era diventato capo del governo, i fascisti cagliaritani e pirresi tornano alla carica a Monserrato anche per vendicare l’onta subita nel ricordato episodio avvenuto domenica 10 settembre. Infatti, la notte del 12 novembre a Monserrato ci fu un altro episodio del quale si tramanda un racconto orale e di cui scrisse L’Unione Sarda ben venti anni dopo, a fascismo sconfitto. In breve, ci fu il tentativo dei fascisti di occupare nottetempo la sede del PSd’Az. Il tentativo di incursione notturna fu sventato dai sardisti monserratini con tempestive ed accorte misure di “prevenzione e di accoglienza” dislocate all’ingresso del paese e in altri punti strategici che fecero desistere dai loro propositi bellicosi i fascisti venuti da Cagliari e da Pirri.

Purtroppo però il mese successivo, fine dicembre, i fascisti riescono ad occupare le sedi del P.S.d’Az. di Monserrato, di Pirri e di Sestu, ed  anche le sedi dei rispettivi Municipi (L’Unione Sarda: 22-23 e 26-27 Dicembre). Ma questa occupazione dura solo pochi giorni perchè i sardisti monserratini (e anche quelli di Sestu) reagiscono, si riorganizzano, cacciano i fascisti occupanti e rientrano in possesso della propria sede “rioccupando i loro spazi” (La Nuova Sardegna, 26-27 dicembre 1922).

Proprio negli ultimi giorni di dicembre si consumava anche l’attacco all’autonomia comunale di Monserrato ed alla sua amministrazione sardista guidata dal sindaco Francesco Nonnoi e dal vicesindaco Francesco Sarigu.

Infatti, dopo aver sottratto ai fascisti i locali del Municipio che avevano proditoriamente occupato, l’Amministrazione comunale di Monserrato subisce un altro durissimo colpo. Il Prefetto di Cagliari, con Decreto prefettizio n. 1778 del 23 dicembre, revoca il sindaco sardista Nonnoi, scioglie il consiglio comunale eletto nel novembre del 1920, e nomina commissario prefettizio il Dr. Avvocato Angelo Caredda, il cui nome inizia a comparire negli atti dello stato civile dal 27 dicembre. L’ultimo atto di stato civile firmato dal sindaco Nonnoi è del 17 dicembre mentre alcuni altri atti fino al 24 dicembre sono firmati dall’ “Assessore anziano e vice sindaco Francesco Sarigu”.

Il provvedimento prefettizio del 23 dicembre viene assunto dal vice Prefetto Giovanni Valle che faceva le funzioni del Prefetto dalla fine di agosto in sostituzione del Dr. Domenico Caruso, chiamato a ricoprire un incarico presso il Ministero degli Interni, ed in attesa dell’arrivo del nuovo Prefetto, il generale Gandolfo, inviato da Mussolini con il mandato di favorire l’ingresso nel Partito fascista dei sardisti e di liberarsi dei fascisti squadristi più violenti capeggiati da Sorcinelli, proprietario de L’Unione Sarda e da Francesco Caput, dirigente del fascio e direttore de L’Unione Sarda.

Gandolfo prenderà possesso dell’incarico di Prefetto il 1 gennaio del 1923.

 

 

Suppongo che la revoca del sindaco sardista Francesco Nonnoi e lo scioglimento della Giunta e del Consiglio comunale con il conseguente commissariamento del Comune, possa essere stata una ritorsione e una conseguenza della opposizione dei monserratini al fascismo dimostrata con l’episodio di domenica 10 settembre, allorché risposero con determinazione alle provocazioni dei fascisti e dei nazionalisti venuti da Cagliari e Pirri, e anche con l’episodio del 12 novembre e nella reazione alla occupazione della sede sardista e della sede del Comune negli ultimi giorni di dicembre.

Il Comune rimarrà commissariato per nove mesi, fino al 30 settembre del 1923 allorché dal primo di ottobre viene ripristinato il Consiglio comunale preesistente allo scioglimento che elegge a sindaco Francesco Sarigu.

Gli Assessori della nuova giunta Sarigu saranno gli stessi della giunta di Francesco Nonnoi con Luigi (Gigi) Picciau Assessore anziano e vice-Sindaco, e con gli Assessori Giuseppe Cao, Efisio Sanna, Emanuele Foddis, Genesio Spiga, tutti ex combattenti e sardisti. Il Sindaco Francesco (Cicito) Sarigu rimarrà in carica fino a un mese dopo le elezioni politiche del 6 aprile del 1924 (a Monserrato vinsero i sardisti), quando il Comune di Monserrato, così come tutti i Comuni della Sardegna con sindaci sardisti e socialisti, sarà nuovamente commissariato dal 6 maggio e fino all’annessione a Cagliari nel 1928.

Gli avvenimenti di Monserrato del novembre – dicembre 1922, si collocano in un contesto di violenze squadristiche che dopo la marcia su Roma, ed in particolare nei mesi di novembre e di dicembre si ripetono a Cagliari e dintorni.

Intanto vengono chiusi o assaltati i giornali socialisti e sardisti e di opposizione “Il risveglio della Sardegna” e “Il solco” innanzitutto. Solo “La Nuova Sardegna” di Sassari resiste!

A Cagliari gli assalti squadristici dei fascisti avevano in particolare come bersaglio la Camera del Lavoro, quando il 20 dicembre i locali furono assaltati con devastazione di mobili e suppellettili, pestaggi ai sindacalisti e messa “al rogo dei registri dei documenti e di quattro bandiere rosse”. In questo clima, nello stesso giorno furono sequestrate e bruciate dagli squadristi fascisti le copie del giornale sardista “Il solco”. Il tutto con l’elogio dell’assalto da parte de L’Unione Sarda di Sorcinelli e di Francesco Caput che scriveva osannando i “falò che erano stati appiccati per ragioni di igiene” e che “avevano dato un aspetto gaio alle vie cittadine purificate” (L’Unione Sarda, 21 dicembre 1922). Il giorno dopo i fascisti occupano sedi sindacali e di associazioni democratiche: la cooperativa dei ferrovieri in via Cavour, il Sindacato ferrovieri-CGIL di Via Principe Amedeo, la sede del Partito Sardo d’Azione di via Sonnino, il circolo giovanile sardista di via Torino e l’attiguo ufficio dei combattenti. Vengono prese di mira anche la sede del Partito Repubblicano e quella del Sindacato dei pubblici dipendenti di Viale Regina Margherita, “il tutto eseguito senza spargimento di sangue” e con “nessuna violenza da una parte e nessuna resistenza dall’altra”, annota il cronista de L’Unione sarda del 22 dicembre. Ancora, “i fascisti entrano nella casa di Emilio Lussu e ne asportano la camicia grigia, simbolo dei sardisti, e alcune fotografie” (Nuova Sardegna, 21-22/12/1922).

 

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