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L’Ordine Francescano Secolare della Sardegna in udienza da papa Francesco, di Daniele Madau

Posted By cubeddu On 4 novembre 2018 @ 05:37 In Blog,Chiesa sarda,Religioni | Comments Disabled

EDITORIALE della  DOMENICA,  della FONDAZIONE

CAPITOLO /congresso) STRAORDINARIO DELL’ORDINE FRANCESCANO.

Quest’anno ricorrono i 40 anni dall’approvazione, da parte di Paolo VI, della regola dell’Ordine Francescano Secolare, beneficiaria anch’essa – rispetto alle precedenti – della primavera di rinnovamento che ha iniziato a spirare col Concilio Vaticano II. Per ricordarlo, mercoledì 31 ottobre Papa Francesco ha ospitato in udienza generale i francescani secolari d’Italia che, poi, hanno vissuto dentro San Pietro una celebrazione eucaristica privata: una cinquantina di loro provenivano della Sardegna. La presenza dell’Ordine Francescano Secolare, e cioè della parte laica della famiglia francescana, completata dagli ordini dei frati e delle suore, è capillare in Sardegna, essendoci 83 gruppi, chiamati fraternità, sparsi per tutta la nostra terra in maniera uniforme. E’ una presenza tanto numerosa quanto poco appariscente, custode di una religiosità antica, forse anche tradizionale, che forma una ramificazione forte e solida – ma anche da rinnovare – su cui stanno sbocciando, però, anche i germogli nuovi, portati da nuovi ingressi e da nuove professioni (così si nomina la scelta di seguire, a vita, nel mondo il messaggio del povero d’Assisi): si tratta di ex giovani, ormai adulti, arrivati da gruppi giovanili cresciuti con Giovanni Paolo II e con il suo rivoluzionario approccio ai giovani fedeli.

In Sardegna la santità è francescana: lo ha detto Francesco Alziator,  avendo nel cuore le biografie di Sant’Ignazio e fra Nicola, il cui carisma è stato poi seguito da fra Lorenzo e fra Nazareno. La scenografia della loro vita, riconosciuta come santità, è stato il colle dei santi di viale Buon Cammino, per usufruire ancora delle parole di Alziator, a Cagliari.

La presenza francescana nell’isola, però, è antichissima, risalente al 1220 circa- ancora in vita San Francesco – che inviò a due a due, sull’esempio evangelico, i suoi frati a predicare e a fondare piccole comunità in ogni parte d’Italia e d’Europa, compresa la Sardegna. Ecco allora i primi insediamenti a Monte Rasu e nel colle di Bonaria, a Cagliari.

L’apostolato dei francescani, caratterizzato dalla metaforica rottura delle mura dei monasteri e delle abbazie, a favore dell’incontro con i fedeli, e dall’arte della predicazione, poi donata al clero, ha fatto sì che nei secoli si consolidassero figure come i frati questuanti- i nostri para de cicca - proprio come Sant’Ignazio e fra Nicola. Silenziosi, fedeli, instancabili, sono passati dalle vie, dalle fatiche e dalla comunità di Laconi e Gesturi a quelli di Cagliari; e sono proprio loro, i santi, che Papa Francesco, essendo la vigilia della solennità del primo novembre, ha invitato i francescani secolari a seguire, sino a guardare a San Francesco, Alter Christus fino alle stimmate. Questi esempi, insieme a quegli ambiti privilegiati della spiritualità francescana, come gli ospedali, le carceri, le povertà profonde – e in Sardegna abbiamo realtà vive e forti di apostolato in questi disagi spirituali e materiali – devono essere, allora, pietre di un cammino costante, fedele e moderno per concorrere alla coesione sociale della Sardegna e quindi di un cammino spirituale francescano sempre, e da sempre, anche sardo.

Questa presenza capillare, questa nervatura, per poter essere vera, deve irrorare di sangue le nostre zone, i nostri paesi a volte esanimi, cercando punti di contatto con le comunità e i loro governi politici, avendo sempre a mente il primato – riconosciuto da San Francesco e da papa Francesco – del servizio, che è sempre servizio alla persona e alla comunità.

Non a caso il responsabile principale delle fraternità dell’Ordine Francescano Secolare si chiama ministro e cioè etimologicamente servitore.

L’attenzione alle persone è ciò che in gran parte della storia del pensiero umano ha contraddistinto un animo luminoso , o illuminato, ed è questo che caratterizza una laicità proficua e fertile. Ed è ciò che, a prescindere dalla religiosità o dai sentimenti di ognuno, ogni sardo potrebbe mettere a servizio delle nostre comunità.

 

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