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Dal sindacalismo rivoluzionario alla Repubblica socialista sarda delle Corone: Giovanni Antioco Mura (1882-1972), di Federico Francioni

Posted By cubeddu On 22 luglio 2018 @ 02:20 In Blog,Partiti politici in Sardegna,Persone,Storia della Sardegna | Comments Disabled

Anticipazione di un saggio di prossima pubblicazione.

Questo contributo è dedicato alla memoria sempre viva di mio cognato, per me un fratello maggiore, Alceo Riosa (1939-2011), docente di Storia contemporanea nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università statale di Milano. Intellettuale dialogico, alieno da ogni forma di spocchia accademica, si impegnò a fondo nello studio del movimento operaio e socialista, soprattutto di personaggi scomodi, non allineati agli schieramenti maggioritari e consolidati. A Riosa si devono anche preziose ricerche sulla nazione e sul nazionalismo, nonché sui miti che agirono in profondità nella storia del socialismo e del comunismo internazionali.

Premessa. Le pagine seguenti si propongono di mettere in risalto alcuni aspetti della riflessione, sia nell’ambito della saggistica, sia in quello letterario, cui Giovanni Antioco Mura, uno dei fondatori del socialismo sardo, si dedicò dopo la Seconda guerra mondiale quando, ormai isolato da un punto di vista politico, pubblicò vari testi che, quasi certamente, ebbero una circolazione limitata. Per cogliere l’originalità – ed anche l’eccentricità – di questa produzione, è indispensabile ripercorrere alcune tappe della sua biografia, in cui sono  centrali i valori e le istanze del socialismo, ma soprattutto del sindacalismo rivoluzionario, rimasto in lui determinante, al di là cioè della sua adesione al Partito comunista d’Italia, nonché alla singolare vicenda del Partito comunista di Sardegna. Negli anni Cinquanta, secondo quanto sarà posto in risalto, Mura approdò alla prospettiva di una Repubblica socialista sarda indipendente, sempre sostenuta dagli ideali del sindacalismo rivoluzionario. Per meglio delineare alcuni tratti della sua complessa personalità, risulterà indubbiamente prezioso il suo archivio privato (scoperto da chi scrive nel 1995), che contiene: carte dell’attività forense, i manoscritti di tre saggi, di un romanzo, di due testi teatrali (uno in lingua sarda), di due raccolte di poesie (entrambe in sardo), ma specialmente circa 400 cartoline da lui stesso illustrate e spedite ai familiari dal fronte e dalle retrovie della Prima guerra mondiale …

(Leggi il seguito di questo saggio su “Camineras”, n. 6, 2018, di imminente pubblicazione. Nello stesso numero, oltre all’editoriale in lingua sarda, un’intervista di Paolo Mugoni a Anthony Muroni; il tema di una nuova rappresentazione dell’identità della Sardegna è esaminato da Francesco Casula; della dipendenza coloniale dell’isola, in relazione alle servitù militari, scrivono Luigi Piga e Michele Salis; dal suo canto Daniela Piras si occupa di docu-film in Sardegna, ripercorrendo un cammino che va da Fiorenzo Serra ai registi più giovani; la direttrice di “Camineras”, Ninni Tedesco, intervista l’attore e regista Daniele Monachella, cui si deve, fra l’altro, l’allestimento di una tragedia di Shakespeare, tradotta da Mauro Piredda in Limba sarda comuna e rappresentata con successo a Cagliari e a Sassari).

 

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