Una calda mattina di giugno …, di Maria Michela Deriu

 

Tutti i cittadini son tenuti a concorrere alle spese dello Stato in ragione della loro capacita’ contributiva.

Chissa’ se tutti coloro che affollano i Caf in questo torrido mese di giugno sono al corrente che, tutta l’attesa e il caldo, e’ dovuta all’ossequio dell’art. 53 della Costituzione.

E’ un giugno particolarmente torrido, già da come paghi le tasse ti rendi conto che le regole non sono uguali per tutti. Se hai una barca di soldi sarai ricevuto in uno studio stile newyorkese con aria condizionata a temperatura polare mentre se sei un piccolo contribuente non ti restano che i Caf, con tutto il rispetto dei Caf.

Giugno torrido, in un giorno della settimana qualsiasi, il Caf apre alle 9. Ore 8, 30, una signora di buona volontà tiene l’elenco della persone in ordine d’arrivo, siamo già al numero 26. Poi dicono che l’Italia e’un paese di evasori. Il sole e’ alto non c’e’ un filo d’aria, finalmente il funzionario del Caf apre la porta. Locali discutibili, pareti amovibili, per i contribuenti pochi metri quadri, 20 sedie, 6 persone in piedi, il flusso dell’aria condizionata e’ dal fievole all’assente.

Chi dice che i sardi sono poco socievoli non paga le tasse? Il piccolo cenacolo di persone provvisoriamente concentrata in pochi metri quadri individua subito un obiettivo immediato: come far passare il tempo in modo piacevole. Un professore in pensione che ha sul capo un panama vissuto cerca di coinvolgere l’uditorio con un argomento che coinvolga gli astanti: la cucina! E via tutti protagonisti : la parmigiana di melanzane, la zuppa di cozze, il polpo soffocato.

- Io le melanzane le friggo il giorno prima, le metto nel colapasta, così si scola tutto l’olio – Afferma convinta una signora ancor giovane e già color mattone nonostante la stagione balneare sia appena iniziata.

La porta si apre, d’improvviso tutti muti: e’entrata una giovane coppia. Lui alto, possente, bicipite tatuato, lei carina, viso da bambola, capelli lunghi, tutta tonda e pancino pronunciato.

-Deve entrare lei, e’ incinta.- Dice convinta una grinzosa vecchietta rimasta muta fino a quel momento.

Nel fare questa affermazione indica un cartello.

-Le donne in attesa hanno la precedenza-

La ragazza resta muta e si rifiuta di entrare.

-Deve entrare lei-

Invita il professore.

A questo punto l’ira funesta del compagno della presunta genitrice esplode.

-Per forza incinta deve essere una? Non si possono avere altri problemi.-

Arrabbiatissimo prende per mano la compagna e insieme scompaiono oltre la porta.

-Non era incinta!- commenta mestamente la vecchietta grinzosa.

Fa molto caldo.

Il professore si leva il panama, toglie dalla tasca un fazzoletto di stoffa vera , quelli che da vent’anni in giro non si vedono più, e imperterrito continua la sua dissertazione culinaria.

-La cosa più bella- Dice con un tono tra il nostalgico e il melanconico – e’ quando qualcuno ti regala qualcosa di cucinato con le sue mani. Ti ho comprato una camicia, mi ha detto mia sorella. Ma che me ne faccio? Volete mettere una bella panada?-

Il tono si fa commovente, improvvisamente si apre la porta, entra una ragazza asiatica, presumibilmente filippina. E’ esile ma dal vestito sottile si scorge una sospettosa rotondita’.

-E’ incinta?- Chieda la vecchietta rugosa che non ha ancora imparato a farsi i fatti suoi.

La ragazza asiatica e’ un poco confusa ma risponde con gioia.-

- Si, si bambino.-

 

Il display annuncia che il prossimo utente verrà ricevuto.

-Entri pure- Esorta il professore con una certa enfasi.

-Abbiamo fatto proprio una bella cosa- riflette ad alta voce la signora color mattone.

-Non solo era incinta ma era pure straniera-

Ha detto proprio così: straniera. Non filippina ne’ cinese : straniera.

Siamo proprio un popolo civile, facciamo passare prima le donne incinta, anche le straniere.

Ora mi sorge un dubbio una volta nato a questo bimbo chi gli spiegherà lo ius soli?

 

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